martedì 13 maggio 2014

IL PARTITO IPNOCRATICO DI MASSA. - Francesco Carraro



Avviso ai naviganti. Questo è un messaggio per chi è iscritto, a sua insaputa, al Partito Ipnocratico di Massa. Per appurare se hai la tessera, controlla se sei sotto ipnosi senza saperlo. Osserva i sintomi. Hai intenzione di votare Pd alle prossime elezioni Europee (o uno qualsiasi dei partiti del nuovo arco costituzionale del sonno, Forza Italia e Nuovo Centro Destra compresi)? Hai preso parte alle primarie democratiche? Sei iscritto a un club Forza Silvio? Sei convinto che Renzi sia l’ultima (buona) occasione per l’Italia di uscire dal pantano? Se hai risposto di sì ad almeno una delle precedenti domande la diagnosi è confermata. Ciò che stai per leggere potrebbe svegliarti per cui prosegui solo se ti consideri pronto. Anzi, leggi lo stesso. Alla fine del pezzo ti riaddormenterò di nuovo e non ricorderai più nulla.  Qualcuno ha detto che è meglio illudersi da ignoranti che disperarsi da consapevoli, quindi, forse, dormire è la ricetta giusta. Ecco un buon vademecum da portarsi in cabina elettorale.

L’Unione Europea è una costruzione intrinsecamente anti democratica. Nessuno dei suoi organi muniti di prerogative sovrane è elettivo. Non la Commissione europea che ha il potere di iniziativa legislativa cioè di proporre le leggi che  tu subirai. Non il Consiglio Europeo che definisce orientamenti e priorità generali della Ue. 

Non il Consiglio dell’Unione Europea che approva le leggi che la Commissione fa e a cui tu obbedisci. 

C’è il Parlamento, obietterai, da europeista dormiente quale sei. Certo, ma non ha funzioni legislative e non ha alcun reale potere a parte fungere da foglia di fico, ogni cinque anni, per far credere ai cittadini di contare ancora qualcosa con la farsa delle elezioni. Ma il lato veramente liberticida di tutta la faccenda è la composizione della Commissione. E’ l’organo più potente, fa le leggi, gestisce il bilancio, vigila sull’applicazione del diritto comunitario, bacchetta gli stati membri se non fanno i compiti per casa, può infliggergli sanzioni e le sue decisioni sono vincolanti (en passant,  rappresenta pure l’Europa nel mondo). 

Tu, europeista addormentato nel bosco, oltre a non sapere che la Commissione non è elettiva (i tuoi leader si sono sempre dimenticati di dirtelo) non sai neppure da quanti membri sia composta questa nomenklatura. Ventotto. Incredibile vero? Meno di trenta persone non elette che fanno e disfano le sorti di trecento milioni di persone. Non è finita. La Commissione si riunisce una volta alla settimana, le sue riunioni non sono pubbliche e le sue decisioni hanno carattere riservato. I piccoli chimici che si son dilettati a generare in provetta la Ue ne han fatte anche di peggio. Tipo concepire un sistema che privava gli stati sovrani di una loro banca con cui fare politiche sociali tramite la spesa pubblica e attribuirne le funzioni a una banca centrale che non può rifornire di denaro gli stati. 

Geniale, non trovi? E gli  stati son diventati succubi dei mercati. Et voilà monsieur lo spread! Così facendo han violato una caterva di articoli di quella costituzione per la quale i tuoi nonni son morti in montagna. Dal primo (per cui la sovranità appartiene al popolo) al  trentottesimo (tutela dei lavoratori) al quarantunesimo (per cui l’attività economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale). Benvenuto nel futuro, dove vigono regole diametralmente opposte: competitività, flessibilità, mercati, in primis, poi, se resta tempo e spazio, politica e democrazia. Ora, lo so bene, caro elettore del P.I.M., che sembra una roba da regime, ma così da regime che se te l’avessero detto prima e ad alta voce li avresti appesi a testa in giù da qualche parte.  E infatti lo è, solo che le tue guide te l’han fatta sotto il naso mentre eri distratto a guardare la telenovela ‘Berlusconi contro Occhetto’ e i sequel ‘Berlusconi contro Rutelli’, ‘Berlusconi contro Veltroni’, ‘Berlusconi contro Bersani’. Poi, quando l’opera al nero è stata completata han rottamato tutti i primattori e le comparse  del tragicomico ventennio che abbiamo alle spalle: destra e sinistra, il  partito della libertà e la classe dirigente del partito democratico, le province e il senato.  Ora che abbiamo trovato il cadavere (la repubblica democratica e sovrana) non resta che chiedersi se qualcuno è stato corrivo con l’assassino. Purtroppo, caro elettore del P.I.M., la risposta è affermativa. 

Avevi un pantheon di eroi che si chiamavano De Gasperi e Togliatti, Dossetti e Nenni, Moro e Berlinguer? Bene, gli epigoni dei tuoi miti di bambino, quell’accozzaglia di acronimi che la storia ha già digerito ed evacuato (pds, ds, fi, ppi, ccd, udc, pdl, pd, ncd)  sono stati il cavallo di troia che ti ha portato in casa la Merkel, Barroso e Van Rompuy. Quindi significa che c’è un disegno? Certo che sì. La sinistra post comunista e la destra post democristiana, sostenitrici accorate (e unificate) dell’ingresso dell’Italia nell’Ue, sono state il grimaldello  per consegnare il nostro paese a un futuro tecnocratico, ademocratico, oligarchico (cioè il presente in cui viviamo). Vuoi la pistola fumante? Vai a rileggere il rapporto redatto nel 1975 da Michel Crouzier, Samuel Huntington e Joi Watanuki per conto della Commissione Trilaterale dove, tra l’altro, si scriveva: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. 

In passato ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene. (…) Curare la democrazia con ancor più democrazia è come aggiungere benzina al fuoco”. Adesso andiamo a citare alcuni dei padri nobili de sinistra e de destra che preconizzarono il sol dell’avvenire da cui ora ti ritrovi ustionato. Jean Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), il 21 dicembre 1999, a Der Spiegel, sul modus operandi della Commissione Europea: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa é stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno». 

Romano Prodi, il 4 dicembre 2001, al Financial Times: «Sono sicuro che l’euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile, ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti». 

Jacques Attali (uno dei padri fondatori dell’Unione Europea e dei trattati europei), il 24 gennaio 2011, all’università partecipativa: «Abbiamo minuziosamente “dimenticato” di includere l’articolo per uscire da Maastricht. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del trattato di Maastricht, hanno… o meglio ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne sia impossibile. Abbiamo attentamente “dimenticato” di scrivere l’articolo che permetta di uscirne. Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti». Helmuth Kohl, il 9 aprile 2013, al Telegraph sull’ingresso nell’euro da parte della Germania: «Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’euro. 

Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. Nel caso dell’euro, sono stato come un dittatore». Ecco, caro elettore del Partito Ipnocratico di Massa, chi sono i paladini  cui darai, tra poco, il tuo voto. Ora che lo sai, rilassati, inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira. Tutto ciò che hai letto è solo un brutto sogno. Conta da ventuno a zero, piano piano. Ninna nanna ninna oh, questo Mostro a chi lo do? Leggi i manifesti del Pd, ascolta un sermone di Renzi, sparati un monito di Napolitano. 
Fatto. Ora puoi tornare a dormire. 

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13359

Expo, procuratore Milano Bruti contro Robledo: “A rischio segreto indagini” - Giovanna Trinchella

Expo, procuratore Milano Bruti contro Robledo: “A rischio segreto indagini”


Il capo della Procura di Milano in una nota al Csm (che sta continuando con le audizioni dei magistrati chiamati in causa) osserva che l’invio dell'aggiunto anticorruzione al Csm di copie di atti del procedimento ha rischiato di compromettere l'inchiesta. Tra gli episodi che vengono citati c'è anche quello di un doppio pedinamento: "Solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini".

Lo scontro si sta trasformando in una vera e propria guerra in Procura a Milano. Da una parte c’è il procuratore aggiunto anticorruzione, Alfredo Robledo, dall’altra il procuratore capo di quella cittadella giudiziaria che negli anni ha visto sviluppare inchieste che sono entrata nella storia d’Italia, Edmondo Bruti Liberati. Che oggi accusa il suo aggiunto di aver messo a rischio le indagini su Expo. 
L’esposto al Csm con la segnalazione di anomalie nelle assegnazioni. È un esposto al Csm di Robledo per segnalare anomalie nell’assegnazione dei fascicoli e ritardi di iscrizioni nel registro degli indagati a rendere pubbliche tensioni che covavano da tre anni. Sì perché a Bruti viene contestata una gestione che ha permesso, secondo l’aggiunto, l’iscrizione ritardata nel registro degli indagati di politici Roberto Formigoni e Guido Podestàritardi nell’esercizio dell’azione penale come il caso Sea-Gamberale perché il fascicolo era stato dimenticato in cassaforte, l’assegnazione del caso Ruby alla Dda, il dipartimento guidato da Ilda Boccassini dedicato alle indagini antimafia.
Bruti: “Ha posto a grave rischio il segreto delle indagini”. L’offensiva – dopo molte audizioni davanti al Consiglio superiore della magistratura – viene rilanciata oggi da Bruti Liberati per cui le iniziative di Robledo (ovvero l’invio di al Csm l’esposto per denunciare anomalie nell’assegnazione dei fascicoli) “hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini” sull’Expo. Proprio ques’ultima inchiesta - con i relativi arresti dell’8 maggio – ha riacceso le tensioni. In una nota al Csm, osserva che l’invio da parte di Robledo al Csm di copie di atti del procedimento Expo, anche questo conteso tra la Dda e il Dipartimento anticorruzione, ha anche “posto a grave rischio il segreto delle indagini”.
Il caso del doppio pedinamento. Tra gli episodi che Bruti cita c’è anche quello di un doppio pedinamento: ”Robledo pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto, analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Guardia di Finanza” sostiene il procuratore, spiegando che “solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”. Il fascicolo, allo stato, è seguito da due pubblici ministeri,Claudio Gittardi (Dda) e Antonio D’Alessio (Anticorruzione). I reati contestati agli arrestati (dal compagno G. in giù) sono quelli perseguiti solitamente dai Dipartimento per i reati contro la Pubblica amministrazione: la turbativa d’asta, la corruzione et cetera. L’ultimo capitolo dello scontro arriva a ruota delle dichiarazioni di altre toghe convocate dal Consiglio superiore della magistratura proprio per capire eventualmente qualiprovvedimenti prendere e come dirimere un conflitto che giorno è diventato più pesante. Tanto da far dire a Bruti, durante la conferenza stampa sugli arresti per Expo, che l’aggiunto non aveva condiviso le conclusioni.
Pomarici: “Assegnazione caso Ruby a Dda fu anomala”. Dopo le dichiarazioni di Ilda Boccassini(“Nessuna violazione nell’assegnazione del caso Ruby”) arriva, davanti all’organo di autogoverno dei magistrati, la versione di Ferdinando Pomarici, ex responsabile proprio della Dda di Milano. Per il pm quell’assegnazione di un fascicolo in cui si contestava la concussione all’Antimafia è stata ”anomala”. Il magistrato ha spiegato di aver messo nero su bianco le sue critiche in una lettera al procuratore Bruti Liberati. A Bruti Pomarici ha raccontato di aver scritto che l’indagine Ruby era “palesemente estranea”alle competenze della Dda. E ha riferito che in una successiva riunione alla Procura di Milano ribadì le sue perplessità sulla scelta del procuratore.  
“Anomalia anche nel caso Sallusti”. Pomarici ha segnalato un’altra anomalia. Quella riguardante il caso del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, che era stato condannato alla reclusione per diffamazione,e che aveva scatenato una vera e propria rivolta tra le toghe. Secondo Pomarici il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati voleva che si facesse “un unicum”, cioè una deroga che valesse solo per lui. Pomarici ha confermato la versione data ieri, sempre al Csm, dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto, responsabile dell’Ufficio esecuzione della Procura di Milano: di fronte alla richiesta di Bruti di compiere solo per Sallusti una sorta di “operazione chirurgica“e per cui i pm di quel pool si ribellarono. Qualche giorno dopo il procuratore emanò una direttiva con la quale stabilì che da quel momento in poi tutti i casi simili sarebbero stati trattati come quello di Sallusti.
L’iscrizione di Formigoni, per Greco “nessun ritardo”. Altro fascicolo segnalato dall’aggiunto Robledo nella lista delle assegnazioni anomale è quello riguardante l’iscrizione con un anno di ritardo di Roberto Formigoni. Secondo Francesco Greco, responsabile del pool sui reati finanziari, non ci fu nessun ritardo. 
“Formigoni è stato iscritto nell’apposito registro, quando doveva esserlo” ha sostenuto Greco, facendo peraltro notare al Csm che si tratta di una materia che va al di fuori delle competenze di Palazzo dei Marescialli. Greco ha anche confermato la tesi del procuratore Edmondo Bruti Liberati, secondo cui Robledo non era interessato ad una coassegnazione dell’inchiesta sul San Raffaele, ma in realtà avrebbe voluto lo spezzettamento delle indagini. E ha poi fatto notare che comunque il fascicolo era seguito in prima battuta dal pm Orsi, che proprio in quel periodo era transitato dal pool di Greco a quello di Robledo. Sulla vicenda invece del fascicolo Sea-Gamberale dimenticato dal procuratore in cassaforte, come lui stesso ha ammesso, Greco ha parlato di un atto “incolpevole”. E ha spiegato di aver assegnato subito il fascicolo sull’indagine al pm Eugenio Fusco, uno dei magistrati più esperti della Procura. Il fascicolo, a modello 45, senza reato e senza indagati, rimase dormiente fino a quando un’inchiesta giornalistica non fece esplodere il caso