mercoledì 10 agosto 2016

Benevento, indagine sui rapporti fra toghe e politica: perquisite case del pm Iannella e di un consigliere comunale. - Vincenzo Iurillo

Nunzia De Girolamo (Ncd)

Il primo è in corsa per il posto di procuratore capo, il secondo è un fedelissimo della Di Girolamo. Secondo la procura di Roma, il pm avrebbe rivelato al politico informazioni riservate su procedimenti giudiziari in corso “di cui non era titolare”.

C’è un’inchiesta a Roma che inquieta pezzi di magistratura e politica a Benevento. Un’inchiesta che è entrata negli ingranaggi dell’ufficio della procura beneventana e sta scavando sui rapporti tra un pm, Giacomo Iannella, e il potere politico locale di Forza Italia. Il potere che si interfaccia con il neo sindaco Clemente Mastella e con l’ex ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo (entrambi non indagati). Venerdì 21 luglio la squadra mobile e il pm romano Nicola Maiorano hanno perquisito casa e uffici di Iannella e di un neo consigliere comunale azzurro, Giovanni Russo, medico, tra gli eletti del centrodestra mastelliano. Russo è notoriamente vicino a De Girolamo, come emerge dalle carte del processo sulle nomine Asl che la vede imputata in udienza preliminare, e dai file audio depositati da Felice Pisapia. L’ex direttore amministrativo dell’Asl il 30 novembre 2012 registrò di nascosto un summit a casa Russo con il medico, De Girolamo e il suo segretario Luigi Barone. La trascrizione di quel vertice è nel fascicolo delle carte trasmesse al gup.
Tornando ai giorni nostri, Iannella e Russo sono indagati per corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio. Secondo la tesi accusatoria tutta da riscontrare e riassunta nelle due pagine del decreto di perquisizione, il pm Iannella – un magistrato esperto che ha seguito alcuni dei principali procedimenti e processi di pubblica amministrazione (come l’inchiesta “Quattro notti di luna piena”) che punta alla nomina di procuratore capo di Benevento – avrebbe rivelato a Russo informazioni riservate su procedimenti giudiziari in corso “di cui non era titolare” e lo avrebbe avvertito che era intercettato. In cambio gli sarebbe stato prospettato un intervento presso il Csm per sollecitarne la nomina a procuratore capo al posto di Giuseppe Maddalena, andato in pensione. L’organo di autogoverno dei giudici deciderà nei prossimi mesi.
In questa inchiesta è coinvolta, ma non risulta indagata, la De Girolamo. La Mobile ha annotato la sua presenza a casa Russo insieme a Iannella il 18 giugno (il giorno prima del ballottaggio tra Mastella e Del Vecchio del Pd). Una visita oggetto di approfondimenti investigativi.
La vicenda è delicatissima. La Procura di Benevento è arrivata a Iannella ascoltando le telefonate di Russo (che in effetti era intercettato), e ricostruendone gli spostamenti nell’ambito di un’altra inchiesta che vede il politico locale indagato di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio: ed infatti la Procura beneventana ha eseguito un secondo, autonomo, decreto di perquisizione nei confronti del solo Russo, alla ricerca di informazioni utili a queste indagini. Lavorando per scoprire presunte corruzioni elettorali in una città chiamata alle urne, gli inquirenti si sono imbattuti nei contatti tra Russo e Iannella. Il sostituto procuratore è estraneo alle accuse di voto di scambio, ma i suoi contatti con il politico sono interessanti sotto altri profili, tanto che i pm beneventani hanno trasmesso il fascicolo a Roma, procura competente sui reati che coinvolgono la magistratura sannita. La Mobile ha annotato in particolare due incontri.
Il primo risale al 13 giugno e avviene in un bar. Un agente di polizia si siede in un tavolino affianco ai due, origlia, prende appunti e stende una relazione di servizio in cui riferisce che il pm e il consigliere comunale hanno discusso di procedimenti penali sui quali intervenire ed “interferire”. 
Il secondo è del 18 giugno, ed è un incontro a tre. La Mobile infatti si apposta sotto casa di Giovanni Russo e vede salire a turno verso l’abitazione del politico sia Iannella che De Girolamo. Non ci sono cimici nell’abitazione, quindi non ci sono trascrizioni di cosa si siano detti i tre. La cimice invece è nell’auto di Russo, e registra una strana frase rivolta da Iannella al politico: “Hai fatto bonificare casa”?
Il pm Maiorano ha interrogato il collega Iannella subito dopo la perquisizione. Rivolgendogli domande anche su questa frase e sulla presenza di De Girolamo a casa Russo. Poco per ora trapela sulle risposte. Iannella avrebbe spiegato che con le parole sulla “casa da bonificare” intendeva fare un riferimento alle vecchie registrazioni di Pisapia, forse una battuta, e non certo avvertirlo che era intercettato. Intanto questa ricostruzione va verificata. Insieme alla fondatezza delle accuse della Procura di Roma. Interpellati dal Fatto Quotidiano De Girolamo e Russo non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Buzzi e Boschi, telefonate misteriose. - Ivan Cimmarusti

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Prima della cena elettorale del Pd contatti tra il ministro e il ras di Mafia Capitale "Le abbiamo dato una lettera per Matteo". Alla fondazione di Renzi 15mila euro.

«Abbiamo consegnato alla Boschi la lettera per Matteo». Sono le 22:05 del 7 novembre 2014, giorno della cena elettorale del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il ras delle coop di Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, ha partecipato a quella raccolta fondi. Ne parla con una sua amica e racconta dei presunti rapporti che avrebbe avuto con il ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento. La telefonata è contenuta nell’incartamento giudiziario della Procura della Repubblica di Roma, depositato al maxi processo contro la presunta cupola mafiosa capitolina.

Gli atti, dunque, svelano retroscena finora inediti. Tutti legati a quella cena di novembre del 2014 per finanziare il Partito democratico e Matteo Renzi. Un particolare di cui parla anche con Michele Nacamulli, esponente romano del Pd: «Se becchi Renzi gli ricordi che abbiamo finanziato la Leopolda e oggi gli abbiamo dato 15mila euro. Potevamo dirlo alla Boschi cazzo». «Ok», risponde Nacamulli, «la Boschi è qui». C’è da dire che, stando a fonti difensive, i tabulati telefonici nasconderebbero anche altre conversazioni avute tra il ministro Boschi e Buzzi. Conversazioni che non hanno alcun profilo penale ma che si riferiscono a un periodo precedente alla cena di novembre. Tra settembre e ottobre, infatti, Buzzi sembra dialogare col ministro per avere informazioni sulla cena. È pronto a partecipare versando un proprio contributo. D’altronde l’imprenditore era stato per anni il fiore all’occhiello delle coop vicine alla vecchia sinistra di Roma. E con l’arrivo di Renzi intendeva riposizionarsi politicamente e, magari, fare un salto di qualità.

L’obiettivo era di arrivare a incassare appalti sempre più ampi per ingrassare le casse delle cooperative legate a doppio filo al presunto boss, Massimo Carminati. Nei suoi interrogatori, infatti, Buzzi ha precisato che finanziando le campagne elettorali «ti fai un’assicurazione sulla vita, sul futuro». «Ma perché - ha aggiunto - me chiama Renzi a cena, 15mila euro a Renzi (...) ci hanno chiamato i finanziatori». Dai tabulati telefonici, però, risulterebbero suoi contatti direttamente con la Boschi. Un’ennesima grana per il ministro, dopo lo scandalo della Banca Etruria. Stando a quanto emerso, alla cena di autofinanziamento del Partito democratico Buzzi avrebbe pagato la somma pattuita versando il denaro che sarebbe finito nelle casse della Fondazione Open, gestita dall’intimo amico del premier, l’imprenditore Marco Carrai, recentemente tra i papabili a gestire la cybersecurity italiana. D’altronde, nella stessa Fondazione Open risulta esserci la stessa Boschi. 
Le intercettazioni del 6 novembre 2014 sull’utenza di Buzzi confermano il pagamento per la cena elettorale. Al telefono ci sono il ras delle coop e il suo stretto collaboratore Carlo Guarany. I due discutono della cena e decidono di informarsi meglio con Lionello Cosentino, ex segretario del Pd di Roma che a dicembre 2014 è stato commissariato da Matteo Orfini. I giorni successivi alla cena Buzzi continua a discutere della candidatura di Renzi con l’allora direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon. Racconta di aver fatto due versamenti (uno da 15mila euro per la cena e un altro da 5mila per la Leopolda).