venerdì 3 marzo 2017

Inchiesta Consip, i sospetti sul pagamento cash al padre di Renzi. Romeo a Russo: “Il dottore ha apprezzato?”

Inchiesta Consip, i sospetti sul pagamento cash al padre di Renzi. Romeo a Russo: “Il dottore ha apprezzato?”

In corso a Roma l'interrogatorio di Tiziano Renzi, il padre del premier. In contemporanea a Firenze (ma iniziato circa due ore prima) quello del faccendiere toscano: l'incontro con i pm è finito poco prima delle 17, ma l'imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La geografia dell’inchiesta Consip oggi ha due palcoscenici: Roma e Firenze. Nel capoluogo toscano, i magistrati capitolini e napoletani sono arrivati con un compito ben preciso: interrogare Carlo Russo, uno dei facilitatori di Alfredo Romeo nonché imprenditore farmaceutico indagato per traffico di influenze al pari dell’ex An Italo Bocchino (il consulente dell’immobiliarista campano sarà ascoltato nei prossimi giorni) e di Tiziano Renzi. L’interrogatorio di quest’ultimo è in corso a Roma, negli uffici della procura, a Piazzale Clodio: assistito dall’avvocato Federico Bagattini, il padre del premier è sentito dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Presente anche il pm della Procura di Napoli, Celeste Carrano. In contemporanea l’interrogatorio di Carlo Russo nella caserma dei carabinieri di Borgo Ognissanti: a porgli domande i pm Mario Palazzi (Roma) ed Henry John Woodcock (Napoli). 

Russo è arrivato in caserma alle 13.41 e il suo interrogatorio è terminato poco prima delle 17, quando è uscito dalla sede del comando provinciale e si è allontanato a bordo di un taxi. A giornalisti e cameraman che gli chiedevano una dichiarazione si è limitato a rispondere “Buona sera e buon lavoro”. Stesso, identico comportamento tenuto davanti ai pm: Russo non ha risposto a Palazzi e Woodcock e si è avvalso della facoltà di non rispondere su indicazione dei suoi difensori, avvocati Gabriele e Marco Zanobini. “Intendiamo – hanno spiegato i legali – far rispondere il nostro assistito quando saremo su un piano di parità ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione“.

Chi invece ha detto qualcosa sono stati i pm. Dopo l’interrogatorio di Russo, infatti, Palazzi e Woodcock si sono allontanati dal comando provinciale dei carabinieri di Firenze per una ventina di minuti. “Andiamo a sciacquare i panni in Arno…” ha scherzato Woodcock incamminandosi con Palazzi verso il vicino fiume. Al loro rientro i cronisti hanno chiesto se i due magistrati hanno intenzione di ascoltare oggi altre persone. “Vediamo…”, è stata la risposta. Russo era teso? “Non posso dire niente – ha risposto Woodcock – dovete chiederlo a lui…”.

Russo e Renzi senior devono spiegare i particolari del loro rapporto con Alfredo Romeo e ciò che, a leggere le carte dell’inchiesta, hanno fatto per avvicinare l’imprenditore alla vittoria dei lotti dell’appalto Fm4 a cui era fortemente interessato. Soprattutto, i due dovranno rispondere a una domanda ben precisa: hanno avuto qualcosa in cambio per i loro presunti servigi? A leggere le carte dell’inchiesta, il do ut des emergerebbe dai pizzini vergati da Romeo e recuperati dagli inquirenti in una discarica. In tal senso, nei giorni scorsi Il Fatto Quotidiano ha pubblicato in esclusiva il pezzo di carta in cui Romeo annotava i compensi da dare a T. e C.R.: 30mila euro al mese per il primo, 5mila ogni due mesi per il secondo. Per chi indaga, quelle iniziali potrebbero riferirsi proprio a Tiziano Renzi e Carlo Russo.

Quest’ultimo, poi, è stato intercettato mentre parlava con Alfredo Romeo: il contenuto è stato pubblicato nell’edizione odierna del Corriere della Sera. In una di queste conversazioni registrate dagli inquirenti, Romeo e Russo parlano di quello che i pm definiscono il “metodo della mattonella”, ovvero il presunto pagamento in nero e in contanti delle tangenti. In tal senso, si legge sul quotidiano di via Solferino, Russo non avrebbe rifiutato pagamenti estero su estero, mentre Romeo si fidava solo di versamenti in contanti. A un certo punto della conversazione, poi, Romeo chiede a Russo se “il dottore” aveva “apprezzato l’atto”. Per i magistrati queste parole potrebbero essere il segno che il pagamento sia effettivamente avvenuto: per loro quel “dottore” sarebbe Tiziano Renzi, mentre “l’atto” sarebbe il pagamento della mazzetta. Per ora sono solo ipotesi investigative, su cui i diretti interessati con tutta probabilità dovranno rendere conto in corso di interrogatorio.

La predilezione di Romeo per il “metodo della mattonella”, del resto, è confermato anche da un particolare riportato sempre dal Corsera: solo nel 2016, l’imprenditore campano ha prelevato 351mila euro in contanti da una banca di Napoli, tramite il cambio con assegni intestati a “me medesimo”. Oltre a questo, secondo gli inquirenti bisogna aggiungere anche i prelievi dagli sportelli bancomat e l’utilizzo dei contanti in nero provenienti dalla sua attività alberghiera. Sempre cash, solo cash.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/03/inchiesta-consip-i-sospetti-sul-pagamento-cash-al-padre-di-renzi-romeo-a-russo-il-dottore-ha-apprezzato/3428965/

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