martedì 23 maggio 2017

Note sulla lunga marcia del sistema.



… “Lunga Marcia” per quanto riguarda la distanza, ma a tempo di record ogni giorno di più e incessantemente in stato di tensione, tanto il Sistema funziona senza riprendere fiato in modalità di superenergia che sembra non avere limiti di utilizzo, fino a che morte o autodistruzione non seguano. La Lunga Marcia è scandita a ritmo incredibile da una serie stupefacente di catastrofi, e da altrettante stupidaggini, o mostruose coglionerie, se vogliamo adoperare un linguaggio disinvolto per il rilassamento degli animi. In questo Regno delle catastrofi, il Sistema mette in mostra un’ immaginazione straripante che meriterebbe gli si applicasse come motto la variante di una delle più famose massime del maestro Audiard:        (“I cretini osano qualunque cosa, è proprio per questo che li si riconosce):  “Il Sistema  osa qualunque cosa ed è proprio per questo che lo si riconosce.”
Dalla Corea del Nord all’Afghanistan (e qui torniamo sull’immagine di una delle catastrofi più vecchie del periodo), passando per Macron-La Rotonde (hotel dove il candidato ha fatto una festa dopo il primo turno delle presidenziali-N.d.T.), il Sistema trotterella quanto mai soddisfatto di se stesso. Nulla più sembra poterlo fermare e niente in verità può fermarlo; la sua ambiziosa aspirazione ormai non è più la stabilità di una egemonia di ferro per tenerci imprigionati senza fine e senza incrinature, ma è diventata al contrario il ritmo, il movimento, lo spasmo super potente e continuo in una direzione senza il minimo significato, a meno che non ci si attenga all’equazione superpotenza-autodistruzione.
Anche se gli avvenimenti francesi meritano la nostra attenzione, quelli di Washington D.C., con Trump che stupisce per la sua capacità di adattarsi alla superpotenza del Sistema , non ne sono meno degni e  di quelli ci interessiamo.  Con Trump che è rapidamente passato da Trump versione 1 a Trump versione 2, il Sistema sembra aver trovato non solo un servitore-marionetta ma anche piuttosto uno zelante produttore, che non cessa di alimentarsi avidamente non tanto alle pressioni dello “Stato profondo” ma piuttosto al suo fascino, al quale sembra molto sensibile. Un  fascino al quale infine soccombe con tanto zelo, sempre esagerando, fino a far pensare che sia a volte lui, Trump, il burattinaio piuttosto che la marionetta. Adam Garrie scrive, per certi versi molto giustamente, – ma  si vedrà più avanti che ci sembra ugualmente possibile  proporre altre sfumature: “Le convinzioni di Donald Trump sembra che si siano trasformate meno a causa delle manovre intimidatorie dello “Stato profondo” e  più a causa della sua credulità alle suggestioni dello “Stato profondo”.”
IN EFFETTI, C’È LA GUERRA IN AFGHANISTAN.
Fermiamoci un attimo a considerare una situazione dimenticata… Si potrebbe credere che lo sgancio in pompa magna della madre di tutte le bombe, la MOAB, su un a montagna famosa perché bucherellata come un groviera e perché da rifugio al locale Stato Maggiore dell’ISIS, avrebbe potuto raddrizzare la situazione della guerra in Afghanistan. Piuttosto si potrebbe credere in definitiva a un concatenamento di causa ed effetto, e poi come se si volesse dare in tal modo l’occasione di una ritorsione spaventosamente mortifera, che venga piuttosto dai talebani che dall’ipotetico e tentacolare ISIS.
Comunque sia, alcuni giorni dopo l’enorme esplosione della Moab un terribile attacco dei suddetti talebani contro  un accampamento dell’esercito regolare afgano ha causato notevoli perdite, dell’ordine di 200 morti, tra i quali si trovano senza dubbio alcuni componenti della macchina americanista che compare in tutte le sconfitte delle forze globaliste.
Questo attacco (dei talebani) ha in effetti dato inizio a una crisi grave in Afghanistan, nella struttura-simulacro pseudo-locale organizzata a colpi di  miliardi di dollari dagli Stati Uniti per resistere o anche – audaci sogni- avere la meglio sui talebani:  questra struttura posticcia si rivela ogni giorno sempre più tanto sforacchiata da sembrare un groviera ridotto in brandelli da una bomba MOAB. Il Segretario alla Difesa Mattis si è precipitato in Afghanistan con uno scalo imprevisto durante un periplo originariamente riservato a blandire i suoi unici amici, gli Israeliani, mentre diverse personalità  delle forze di sicurezza afgane,  tra le quali il ministro della Difesa stesso, davano le dimissioni o piuttosto erano obbligati a farlo da un presidente afgano messo alle corde. Non è facile essere il burattino di un padrone così scoppiettante e distruttivo, e così straordinariamente stupido, maldestro e impotente, come sono gli Stati Uniti, il suo Pentagono, il suo “Stato profondo”, e tutto l’ambaradan. (Vedremo più avanti che però c’è una soluzione, per tutto il catalogo s’intende…)
Improvvisamente, com’è ovvio, Washington D.C. pensa una misura rivoluzionaria e che è già stata provata: mandare delle truppe statunitensi di rinforzo in Afghanistan… Soprattutto non si cambia una squadra che perde, e che perde ancora, e che perde sempre, ecco un altro assioma immutabile del Sistema. Questa volta siamo sicuri che il presidente Trump saprà trovare le parole per convincerci che una “forza terribile”, una “invisibile armata” terrestre, è in partenza per trasformare una guerra interminabile (16 anni di fila) in una guerra lampo, irresistibile per i titoli di apertura della stampa televisiva del Sistema, diventata ormai la sua prima rete di comunicazione.
Un dettagliato articolo di WSWS (World Socialist Web Site) avantieri ci dava una descrizione accettabile della catastrofica situazione afghana dopo 16 anni di guerra… E noi annotavamo nella presentazione dell’articolo: “L’articolo segnala che, quando la guerra fu iniziata nel 2001, l’obiettivo strategico degli Stati Uniti era di stabilire dopo la caduta della Unione Sovietica la loro egemonia sulle regioni del Centro Asia che contengono la seconda  zona al mondo di riserve e di giacimenti petroliferi accertati. ”
Dopo 16 anni di guerra -e 800 miliardi di dollari più tardi-, gli Stati Uniti hanno dimostrato in modo convincente la loro impotenza e la loro totale incapacità di instaurare e stabilizzare un regime a loro favorevole a Kabul, che tenga il paese in modo soddisfacente per i loro obiettivi strategici. Il che fa scrivere di conseguenza a WSWS.org che gli Stati Uniti, 16 anni dopo, non sono riusciti in nessun modo a consolidare gli obiettivi strategici dell’imperialismo USA, come previsti nel 2001. La Russia domina tuttora più che mai la zona, con le sue ricchezze del sottosuolo, mentre la Cina afferma il suo ruolo in accordo con la Russia posando in particolare una rete di oleodotti orientati verso Est e non verso l’Ovest come prevedeva il grandissimo gioco degli Stati Uniti. Ad ogni buon conto, e dato che ormai è questo  il meccanismo automatico di servizio, i capi militari statunitensi nella regione hanno assunto a loro carico le accuse del Sistema della comunicazione USA  a Washington secondo le quali quello che capita “va a favore della  Russia”, che rifornisce di armi, materiali, suggerimenti, e incantesimi magici, i talebani. Il generale Nicholson che comanda le truppe statunitensi in Afghanistan non ha per niente rigettato questa ipotesi, è un obbligo di servizio, mentre Mattis la sviluppava per conto suo…
DALL’AFGHANISTAN ALLA COREA DEL NORD
Ma no, in definitiva la guerra in Afghanistan non è la loro tazza di tè, non è più sexy, è datata, è irrancidita, secondo l’espressione che un filosofo mondano ha impiegato ampiamente a proposito della Francia. Per converso si converrà che costituisce un punto di riferimento famoso e in questo caso un convincente richiamo, su dove ci portano le follie del Sistema, sulla vacuità estrema della sua superpotenza e sulla produzione straordinaria di impotenza nello sviluppo di questa dinamica di superpotenza.
Passando ad un altro argomento, ecco il famigerato Global Strike Command della USAF che ha effettuato  ieri 26 aprile 2017 un urgente test di un ICBM Minuteman III, lanciato dalla base di Vanderberg verso il Pacifico, -ma ci (e vi)  rassicurano che si trattava soltanto di “un missile balistico intercontinentale non armato e il test era previsto da tempo ed è non è da mettere in relazione con la situazione in Nord Corea, e che i lanci si susseguono a cadenze regolari. “ Dunque nessun rapporto con la Corea del Nord,  allo stesso modo che il lancio di un ICBM ATLAS il 27 ottobre 1962, in piena crisi di Cuba, non aveva alcun rapporto con la situazione a Cuba in piena crisi dei missili, e poi il lancio era previsto da molto tempo nel quadro di un programma di test di routine. Alla notizia del lancio, Kennedy aveva reagito in privato con un furioso scoramento, “che figlio di p… “ (all’indirizzo del generale Curtiss Le May che aveva ordinato di persona il lancio contravvenendo agli ordini del Presidente). Questa volta possiamo essere sicuri che il presidente Donald sarà certamente soddisfatto di questa dimostrazione di forza che dovrebbe spaventare adeguatamente Kim della Corea….
…oppure il lancio del vecchio Minuteman III (un esemplare della fine degli anni 1960) è stato effettuato per toccare il cuore dei senatori che ieri si sono riuniti alla Casa Bianca credendo che si sarebbero sentiti un discorso sulla Corea del Nord. Fin dalla sua convocazione questa riunione non lasciava presagire niente di buono, perché si sapeva bene che non era stato fatto nessun progresso diplomatico, che la Corea del Nord aveva intenzione di effettuare un test nucleare che avrebbe portato gli Stati Uniti a rispondere in un modo o nell’altro, che la convocazione del Senato in queste condizioni non poteva che prendere l’aspetto di una seduta di informazioni che preludesse alla richiesta dei poteri di guerra attribuiti al Presidente, indirizzata alla Alta e Augusta Assemblea.
Il colonnello Lang del sito STT (Sic  Transit Tyrannis) diceva  il 25 aprile 2017 la sua convinzione, già espressa altrove, che questa riunione doveva riguardare la possibilità di un conflitto nordcoreano, come lui aveva già previsto (un conflitto), per il periodo da maggio a giugno:
“Tutti i 100 Senatori sono invitati alla Casa Bianca per un briefing sulla Corea del Nord. Questo è un fatto inusuale. Durante la prima Guerra del Golfo io venivo mandato al Congresso ogni giorno per informare entrambe le camere. Faccio notare che andavamo noi  là, e non avveniva il contrario. Ci riferiscono che saranno ricevuti da Tillerson, Mattis, McMaster, Coates. Alcuni relatori ben preparati condurranno effettivamente la riunione.”
“Mi sembra che i senatori verranno preparati ad un  probabile insuccesso della politica di Trump nei confronti della Cina e della Nord Corea. Una dichiarazione di guerra o un’autorizzazione per l’uso delle forze armate richiederebbe un voto da tutti e due i rami del Congresso. Così… Potete aspettarvi probabilmente  di vedere un sacco di membri delle due Camere che visitano la Casa Bianca al più presto, se non è già capitato.
“Il gruppo di combattimento Carl Vinson arriverà nelle acque coreane entro pochi giorni. Lo USS Michigan, un sottomarino capace di lanciare missili da crociera si trova a Busan nella Corea del Sud per riposo e vacanza e per rifornirsi di vettovaglie. Come ho scritto qui c’è la disponibilità di due portaerei in più e delle loro navi di supporto per i primi di giugno. Tutto questo migliora la situazione se siete il comandante di campo o un ammiraglio della flotta.”
DALLA PROSPETTIVA DELLA TERZA GUERRA MONDIALE ALLA PROSPETTIVA  BUSINESS-AS-USUAL.
…E poi no, niente affatto! Sorpresa, la riunione della Casa Bianca, alla quale Trump non assisteva perché ha altri impegni, ha partorito un topolino macilento. La politica Usa in materia, passa dalla prospettiva della terza guerra mondiale alla prospettiva di una politica di normale amministrazione con una  rapidità che lascia sconcertati e la dice lunga sul morale dei cospiratori e sulla potenza della loro visione strategica. Un comunicato Tillerson-Mattis ci annuncia che durante questa importante riunione  è stata presa la solenne decisione di continuare esattamente come prima: politica di sanzioni, pressioni, denunce scandalizzate, politica del  “ti tengo d’occhio, cattivaccio” (per Kim di Corea), una politica già vecchia di 30 anni. L’antifona è quasi religiosa: “Tenetemi sennò faccio un disastro”.
Alessandro Mercouris, nel suo articolo del 27 aprile 2017, commenta secondo il suo punto di vista, che a noi pare ottimista, questa ennesima versione di “più si cambia e più si rimane uguali”: “Certo non c’è qui nessuna proposta di un’azione militare in risposta ai test nucleari o al lancio di missili balistici nordcoreani, e ancora meno di un intervento militare preventivo per impedire questi test,  e la risoluzione suggerisce che queste opzioni, semmai siano state seriamente considerate, adesso sono state scartate. Sebbene  la risoluzione dica che “gli sforzi del passato non sono riusciti a fermare gli illegali programmi di armamento della Nord Corea ed i test nucleari e quelli dei missili balistici”, ciò che propone – “fare Pressione sulla Nord Corea… con sanzioni economiche più severe e con interventi diplomatici insieme ai nostri alleati e ai nostri partner regionali” – è la stessa politica perseguita dalle precedenti amministrazioni USA.
“Potrebbero avere prevalso più miti consigli e  il Presidente Trump è stato dissuaso da qualunque azione militare pericolosa contro la Corea del Nord che egli avesse pianificato, oppure  le varie minacce e le manovre militari delle ultime recenti settimane non fossero mai state prese seriamente, ed  erano solo un bluff. Se è così, allora, come s’è detto prima, le carte sono state calate domenica, quando il presidente della Cina  Xi Jimping ha telefonato al presidente Trump  e lo ha messo in guardia dicendogli che la Cina non avrebbe cambiato la sua politica per le minacce degli Stati Uniti. La dimensione del fallimento dei tentativi di ingannare la Cina fingendo di intraprendere azioni più pesanti contro la Corea del Nord è illustrata da un fatto che lo spiega bene: la dichiarazione non menziona neanche la Cina – e ancora meno fa domande al proposito-  anche se la Cina è stata al centro dell’azione diplomatica per settimane.
“Qualunque sia la ragione, il Presidente Trump ha agito saggiamente se, come sembra in questo caso, ha evitato un’azione militare. Se stava bluffando – e questa sembra essere di gran lunga la più credibile spiegazione delle sue azioni – allora è stato scoperto il bluff, e gli è stata data un’importante lezione, e cioè che con la Cina non bisogna mai bluffare.
Speriamo che impari la lezione e si regoli di conseguenza in futuro.”
SWING TRA TRUMP. 1.0 E TRUMP 2.0
“Speriamo che Trump impari la lezione ed agisca di conseguenza in futuro”? Trump, l’uomo dei reality show, che impara una “lezione di saggezza”, o addirittura che concepisca persino l’idea di saggezza? Tutto ciò ci lascia scettici… Per il resto notiamo come sia notevole e molto inusuale che una decisione di questa pseudo-importanza sia firmata e autenticata da un comunicato comune di due ministri e non dal Presidente stesso.
Questo può essere interpretato a piacere: che lo “Stato profondo” che oggi è obbligato a trattenere Trump piuttosto che convertirlo al fascino della guerra, abbia deciso di frenare? Che Trump abbia comunque la testa altrove e stia per dimenticare la Corea del Nord che minaccia la civiltà, poiché vuol far passare davanti al Congresso delle iniziative importanti di politica interna (la sua riforma fiscale, eventualmente una riedizione dell’Obamacare rivisitato)? D’altra parte Trump lavora oscillando prima  tra un temporaneo ritorno al Trump  1.0, e poi a una  conferma del Trump 2.0, facendo  o lasciando dire che ha deciso di liquidare il NAFTA (North American Free Trade Agreement) e dicendo qualche ora più tardi ai suoi amici canadesi e messicani che la liquidazione del NAFTA non è all’ordine del giorno. Contemporaneamente circolano  voci di corridoio secondo le quali il  famigerato muro americano-messicano che ha sconvolto tante anime fragili e sensibili, non si sa ancora bene e se sarà fatto o no. Gringo que pasa? (“che succede Gringo?”)
L’ARMATA RUSSA IN CAMPAGNA  (SIRIANA)?
Questa rapida conversione verso la pacificazione non ci convince più che la tensione degli ultimi giorni riguardo la Corea del Nord (notando certo che la fase di pseudo-tensione ha un aspetto molto più volatile che quella della pseudo-pacificazione e per definizione può condurre più direttamente e più decisamente alla guerra). Per esempio, che cosa faranno lo “Stato profondo” (Deep State) ed il vulcanico Trump, se domani Kim-di-Corea, come è estremamente probabile, farà comunque il suo test nucleare, come ci ha già informati? Accetteranno di perdere la faccia senza arrossire di fronte a questo orribile ed irridente Kim-di-Corea? La pressione dei mezzi di comunicazione del Sistema- la stampa  del sistema, gli esperti in conflitti taroccati, i parlamentari ultra guerrafondai-, lasceranno (al Deep State- N.d.T.)  una scelta diversa dall’annuncio che agiranno e colpiranno con forza?
Oppure, altro esempio che ci permette di fare zapping da una zona di conflitto all’altra e di allargare conseguentemente la lunghezza già considerevole della Lunga Marcia, che cosa faranno lo “Stato profondo” e il vulcanico Trump se domani la Russia farà realmente ciò che si annuncia qua e là e cioè lo schieramento di unità terrestri in Russia ? (N.d.T.: pare un evidente refuso: forse dovrebbe leggersi”…lo schieramento di unità terrestri in SIRIA…”)
In effetti questa è una delle più recenti voci di corridoio in voga e cioè l’annuncio della possibilità dello schieramento di importanti unità dell’armata russa (una divisione aviotrasportata della Guardia e un battaglione Spetsnaz). Il sito STT ha dato dei precisi dettagli per la struttura di questo possibile intervento, le sue ragioni e i suoi probabili obiettivi. Il colonnello Lang stesso ne ha parlato, il recente 25 aprile 2017, naturalmente con i distinguo abituali – tanto, in questa epoca volatile, la comunicazione è un gigantesco gioco d’azzardo nel quale si perde spesso, ma a volte si vincono enormi poste…
“Vi sono voci sul fatto che la Russia possa rispondere favorevolmente a una richiesta prevedibile del governo siriano perché mandi truppe di terra russe. Se questo è vero allora sono probabilmente corrette due cose: 1 -I Russi hanno deciso che stanno trattando con un prodotto instabile nella persona dell’occupante della Casa Bianca e che devono mettere Donald Trump di fronte al fatto compiuto in Siria al più presto possibile, per ridurre la possibilità di ulteriori disavventure che riecheggino l’apparentemente estemporanea decisione di attaccare la base aerea siriana di Shayirat per rappresaglia. 2.  Potrebbero sentirsi sicuri che lo schieramento delle loro forze di terra non provocherà un’altra risposta incongrua. Forse stanno aspettando che gli Stati Uniti siano già  troppo occupati altrove, per esempio in Corea, per intervenire? Potrebbe darsi, ma potrebbe anche darsi che le voci dell’intervento di truppe terrestri sia solo una fantasia giornalistica, o pura disinformazione.”
Allora teniamo in caldo questa possibilità siriana che magari salterà fuori, perché è meglio avere numerose crisi in corso per non perdere il ritmo della Lunga Marcia…
LA MARIONETTA CHE MANIPOLA  IL SUO MANIPOLATORE
Comunque sia, tutta questa situazione, o i diversi aspetti di questa situazione che coinvolgono il Sistema degli Stati Uniti in una situazione caotica di superpotenza, continuano a dipendere molto da un personaggio poco comune, come il presidente Trump. Abbiamo visto prima quello che Adam Garrie dice di Trump e di quello che è diventato, la versione 2.0 di Trump – modello  turbo- ( “Le convinzioni di Donald Trump sembra che si siano trasformate meno a causa delle manovre intimidatorie dello “Stato profondo” e di più a causa della totale suggestionabilità di Trump dalle influenze dello “Stato profondo”). Il titolo del suo articolo è “Il dottor strana-Trump ovvero come ho imparato a non prosciugare le fogne e ad amare lo “Stato profondo”, ed è evidente l’analogia col dottor Stranamore di Kubrick ovvero “Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Bomba”.
Effettivamente l’analogia è eccellente in quanto il titolo di Kubrick non si riferisce tanto a un personaggio del film quanto piuttosto a lui stesso, un Kubrick caricatura paradossale che, imitando tutti i pazzi che lo circondano, deciderà di smetterla di pensare troppo in modo critico e finalmente adorare la Bomba come fanno tutti. Ma si tratta meno di credulità che di  disinteresse per qualunque forma di responsabilità, di pensiero critico profondo, eccetera, per interpretare effettivamente questo personaggio da reality show quale è Trump, che noi abbiamo cercato di descrivere: piuttosto di credere a qualunque cosa di ciò gli si dica (credulità), non credere a niente del tutto e prendere quello che viene in funzione dell’effetto di comunicazione del presente immediato (1)-( Big Now). ( Applausi, editoriali fioriti del Washington Post e del New York Times, seducenti bellezze della Cnn che rievocano la sublime Zazzera del Presidente, eccetera).
Tentando di ridiventare seri bisogna dire quanto Trump (sia la versione 1, sia la versione 2- ma la seconda ancora più della prima-), anche considerandolo come “domato” dal Sistema se non prigioniero dello “Stato profondo” del Sistema, sia  in realtà un elemento volatile, imprendibile, estremamente difficile da controllare, fino al ribaltamento della situazione, perché è totalmente irrazionale. È la “teoria del burattino” di Wallerstein(2), finora applicato ai “pupazzi” degli Stati Uniti (il pioniere fu il presidente afgano Karzai),  questa volta applicata al Presidente degli Stati Uniti stesso, ultimo burattino degli Stati Uniti, quando la marionetta diventa manipolatrice di quelli che la manipolano, che ne sia cosciente o meno.
In un articolo del 24 maggio 2014, citavamo un’analisi del filosofo Immanuel Wallerstein sull’ inversione della situazione che fa sì che “i burattini” manipolati dal Sistema (gli Stati Uniti, le élites del Sistema, lo “Stato profondo”, l’establishment, eccetera) si rivoltassero contro i loro burattinai per manovrarli, a causa della goffaggine e degli errori colossali del Sistema e dell'osceno modo di manipolare proprio questa sua eccessiva potenza. “Mi sembra che questa sia un’interpretazione errata e fantastica della realtà della nostra situazione attuale, che è di un caos crescente, come risultato della crisi strutturale del nostro Sistema mondiale moderno. Non credo che le élites riusciranno a manipolare i loro sottoposti di livello inferiore ancora a lungo. Penso che i sottoposti stiano sfidando le élites, facendosi gli affari loro, e cercando di manipolarli. Questo è certamente un fatto nuovo. È una politica che va dal basso verso l’alto piuttosto che dall’alto verso il basso…“. Con Trump siamo arrivati al caso estremo dove la marionetta è a capo della potenza che la maneggia,  che lui potrebbe puntualmente maneggiare, e che riesce a maneggiare inconsciamente con le sue trovate estemporanee, la sua volubilità, le sue iniziative incongrue, il suo stile scoppiettante e le sue dichiarazioni imprevedibili e destabilizzanti…
MACRON? NON C’E’ PIU’ LA SERVITU’ DI UNA VOLTA
Questo ci riporta per un momento alla situazione francese che a parer nostro, è contraddistinta sempre più dalla straordinaria mancanza di spessore, se non  dalla mancanza di sostanza tout-court, del candidato già presidente Macron. Anche lì c’è un gioco che sembra l’inversione del rapporto manipolatore-manipolato. Macron evidentemente burattino mosso dal Sistema, malgrado la sua strategia “vorrei fare bene”,  diventa il manipolatore senza dubbio incosciente dei suoi padroni e precipita la situazione verso orizzonti sconosciuti, incomprensibili e forieri di sviluppi straordinari, con i suoi errori, i suoi slanci improvvisi, i suoi accessi di rabbia infiammata e i suoi programmi così straordinariamente e sovranamente vuoti. (A margine noi avremo una dimostrazione dello stato più che eccellente dei legami che ci tengono, noi francesi, strettamente legati ai nostri grandi “amici americani”.)
Ciò che scrive Philippe Grasset (PhG) martedi, nel suo Journal-dde.crisis, si collega alla constatazione fatta qui su Trump,  come la fa lui su Macron (che si intestardisce a descrivere come “Micron”) come futuro presidente ed ex-Presidente della Repubblica francese; si tratta dell’ estrema mediocrità e dell’estrema volatilità del personale dirigente… “È sempre di più vero che il problema del Sistema è che il personale dirigente del Sistema non è più quello di una volta… […] Questa penuria di personale qualificato proprio nel momento del massimo trionfo del Sistema, può darsi che sia proprio la chiave, il codice post-moderno, della formula della sua autodistruzione. Il sapiens (2) deve sempre interpretare un ruolo, non è mai veramente disoccupato…
Come si fa a immaginare una Marcia così Lunga, quella del Sistema, a questa fulminea velocità dovuta alla sua superpotenza, senza temere uno scarto o un errore irreparabile? È una specie di principio dei vasi comunicanti: quanto più il Sistema sviluppa a gran voce la sua estrema potenza, e lo sa Dio che non ha remore, tanto più i servitori che si sceglie sono stupidi, barocchi e scoppiettanti, imprevedibili e incontrollabili, infantili, irresponsabili e incoscienti. È in questo modo che forse noi abbiamo, ripetiamolo, il segreto della trasmutazione magica dalla superpotenza all’autodistruzione. (“il codice postmoderno della formula della sua autodistruzione”)
NOTE
(1)“big-Now” è la storia ridotta al tempo presente, priva di una “narrazione -guida”, la visione a termine cortissimo (iper-corto) dei poteri politici che si sono ridotti a considerare solo la stretta contemporaneità (estratto da un commento di PhGrasset al libro di Peter Rushkoff : “Present Shock: When Everything Happens Now “ – dedefensa- faits et commentaires-29 gen 2014)
(2) Immanuel Maurice Wallerstein – è un sociologo ed economista statunitense, Docente alla Columbia University.
(3) “sapiens-Système”: l’uomo ragionevole (sapiens) diventa uno strumento del Sistema (sapiens-Système) e complice di questo, anche se saltuariamente una parte di lui si ribella (dedefensa-ibidem.

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