giovedì 1 giugno 2017

Non abbiamo memoria. - Luciano Scanzi

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Non abbiamo memoria. Nemmeno quella a breve termine, quella che servirebbe.
Ma c’è un motivo.
I libri ci raccontano che in Italia c’erano la fame e la miseria. Molti giovani se ne andavano per cercarsi una vita da qualche altra parte. Le persone sapevano a malapena leggere e scrivere e l’informazione, da sempre poco propensa all'autonomia di pensiero, raccontava loro quello che il Potere gli chiedeva di raccontare, avendo gioco facile, vista la diffusa ignoranza.
La gente non poteva curarsi e spesso si moriva per poco, anche delle malattie più stupide.
Il paese era gestito con un sistema che si diceva essere democratico, ma non lo era, controllato dai partiti politici, una specie di associazioni a delinquere i cui membri avevano per unico fine quello massimizzare i propri privilegi e soddisfare i propri cazzi. Di fatto, eravamo poco più di una colonia americana che aveva perso la guerra coi tedeschi. Due miserie in un colpo solo (semi-cit.)
La struttura organizzativa del Paese era quella prevista da una democrazia: Governo, Parlamento, cazzate così, alla quale facevano capo altre strutture, chiamate Regioni, Province e Comuni, tanti Comuni. Troppi Comuni.
Nei territori più complicati, poi, venivano utilizzate unità speciali, chiamate Mafie.
I ministri venivano scelti alla cazzo di cane, non per competenze, ma per amicizie, equilibri politici, fotogenie, quote rosa.
I Governi duravano mediamente il tempo di maturare i vitalizi previsti per lorsignori e lordame, poi tutti a casa.
Fra i suddetti partiti, il più potente era la Democrazia Cristiana, che, da sempre, ha avuto il controllo di quasi tutti i Governi, anche se a volte ha dovuto farlo cambiando il proprio nome e ricorrendo ad una genialata di strategia, chiamata Gattopardismo, che serviva a ripristinare il controllo del potere quando si faceva più forte la domanda di cambiamento da parte degli elettori. Consisteva nel rimescolare le carte, i programmi, i ministri, le alleanze, i nomi, cianciando di nuove promesse e facendo credere alla gente che tutto sarebbe cambiato, ma poi, in un "abbiamo scherzato", ritornava tutto come prima.
E la gente abboccava ancora. La gente abboccava sempre.
Il sistema si reggeva economicamente sulla tassazione dei cittadini, da prelevare in base ai loro redditi, ma alla fine pagavano solo quelli costretti a farlo. Gli altri erano liberi di sbattersene i coglioni. Era un tacito accordo, visto che "gli altri" erano anche i detentori delle ricchezze e dei capitali maggiori e, di fatto, i migliori amici di qualsiasi potente al governo, che quindi si doveva guardare bene dal disturbarli chiedendogli balzelli.
Per questo, per le tasse non pagate dagli amici, i servizi sono sempre costati molto più che altrove e il nostro paese è sempre stato indebitato fino agli occhi. Effetti collaterali.
La benzina aumentava continuamente. Pensate, allora comprendeva perfino la tassa per la guerra in Africa.
Poi c’erano i fondi per il Mezzogiorno, un sistema che prevedeva la raccolta di enormi quantità di denaro facendo credere che sarebbero servite per sviluppare attività nelle regioni più povere del Meridione; denaro che poi, come pianificato, sarebbe evaporato lungo il tragitto a vantaggio delle strutture suddette, soprattutto di quelle speciali: le mafie.
E poi c’erano gli Enti Merenda, una quantità enorme, ognuno col suo consiglio d’amministrazione, gettoni, ricchi premi e cotillon(s). Servivano per ospitare politici trombati, o a fine carriera, o altri figli di papà a richiesta dei potenti del momento.
C’era un tipo di capitalismo bizzarro, che prevedeva la privatizzazione degli utili e la statalizzazione delle perdite. C’era Alitalia, pozzo senza fine di risorse sprecate in inefficienze e manager strapagati, e mille casi come questo. Era pieno, di manager strapagati, nominati dalla politica e che venivano pagati due volte: la prima quando arrivavano e la seconda per togliersi dalle palle e smettere di fare danni. C’erano i montezemoli.
C’erano gli operai, i peggio pagati d’Europa, e i loro sindacalisti, dalle carriere luminose e dai super stipendi.
C’era il vaticano, vero titolare della sovranità del nostro Paese.
C’erano i segreti di stato, buoni per le ricorrenze e le celebrazioni, ma che rimanevano sempre tali.
C’erano i terremoti e le alluvioni, a portare morte e promesse, ma poi restava solo morte. E ancora morte.
E oggi? E’ tutto uguale a prima. Uguale a sempre. Perfettamente immutato e immutabile. Un cancro che si è fatto sistema.
Ecco perché non abbiamo memoria. Non ci serve.

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