mercoledì 3 agosto 2011

L’Azzeccagarbugli dell’impunità. - di Lidia Ravera

Lidia Ravera

È il trionfo di Azzeccagarbugli, l’avvocato delle tenebre. Quello che di codicillo in codicillo, tesse la trama dell’impunità dei prepotenti. Costui potrà, grazie alla celestiale ostinazione del capo del governo, intralciare la macchina della giustizia da qui all’eternità, inserendo, fra gli ingranaggi del giudizio, quantità illimitate di parole inutili e narrazioni superflue, come quella sabbiolina apparentemente inoffensiva che ti impalla il motore e ti manda fuori strada. I processi, già oberati di burocratici rallentamenti, diventaranno interminabili.

E intanto si sarà provveduto ad abbreviare il tempo di prescrizione. Se tiri di qua e stringi di là, se meni il can per l’aia quanto basta, puoi usufruire della Grande Rimozione. L’obiettivo, di questa ennesima personalissima iniziativa, non è difendere i cittadini con la legge, ma difenderli dallalegge. Ladri ed evasori, stragisti e concussori, mafiosi e truffatori, sentitamente, ringraziano.

E noi? Noi, ordinary people, gente comune e banalmente onesta, noi che non viviamo dei proventi del crimine e quindi non possiamo investire in Azzeccagarbugli, pagando parcelle decennali, noi, se ci fanno un torto, come ce la caviamo? Da domani saremo un po’ più soli e un po’ più vulnerabili.



INTERVISTA ALL'ANSA / Marchionne, ok Napolitano, serve leadeship forte.


Sergio Marchionne


In Italia non so con chi parlare; e non si dimette mai nessuno.


dell'inviato Marcello Campo

TRAVERSE CITY (MICHIGAN) - "Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. E' necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese". Sergio Marchionne, polo nera, la versione estiva del famoso golfino, si fuma una sigaretta, dopo aver parlato dei risultati ottenuti dal matrimonio tra Fiat e Chrysler al Car, il Center for Automotive Research, l'appuntamento annuale dell'industria automobilistica americana. Ha appena abbracciato e baciato Bob King, il presidente del Uaw, il capo incontrastato del principale sindacato metalmeccanico Usa. All'inizio non vorrebbe parlare di cose italiane. Poi, però, è un fiume in piena. "Ha visto i nostri rapporti. Bob anche oggi ha spiegato esattamente qual è la sua visione del sindacato. Ha detto che in un mercato globalizzato, il loro obbiettivo è lavorare assieme all'azienda per migliorare la qualità del prodotto, aumentare le vendite. Ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto ad abbandonare la via giudiziaria, le querele e le denunce".

Da noi è molto diverso? "Ci sono sette sindacati e nessuno di loro è realmente rappresentativo. Se vogliamo un futuro dobbiamo lavorare assieme per il successo comune". Quindi annuncia che già ad autunno tornerà sulla questione della fuoriuscita dalla Confindustria: "Aspetto solo la decisione del Tribunale di Torino per tornare alla carica. Fiat ha bisogno della certezza del diritto, non possiamo vivere nell'incertezza". Pochi minuti prima ha presentato un video in cui si raccontano i talenti della città di Detroit, c'é un pugile e una ballerina. Dice che grazie all'impegno di queste persone l'economia e l'America possono riprendersi. Ma anche l'Italia ha i suoi talenti: "Certamente. Però ora io non so con chi parlare. Abbiamo un grande problema di credibilità del Paese. Serve una leadership in grado di recuperale la coesione. Sono d'accordo con il Capo dello Stato. Ovviamente non tocca a me fare nomi, non è il mio mestiere. Ma il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C'é chi ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri paesi sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla".

Qual è la sua ricetta? "Serve una leadership impegnata nel fare, nel risolvere i problemi in modo credibile. Poi la gente non è fessa, farà la sua parte e la seguirà...". Con la maglietta 'Imported in Detroit' ha risvegliato l'orgoglio di una nazione e la loro voglia di 'comprare un'auto americanà. Quanto dovremo aspettare per avere una maglietta simile, anche in Italia. "Non vedo l'ora, con una nuova situazione, ci metto due ore a fare una maglietta dello stesso tipo". Poi un saluto veloce, prima di tornare a bordo della sua Chrysler Town and Country nera, alla volta di Detroit. Speriamo di rivederci a Washington. "Con piacere - risponde sorridente - lì ho molti amici".

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/08/03/visualizza_new.html_759117494.html

Berlusconi in Aula: Italia solida, lavorare insieme per superare crisi



Roma - (Adnkronos/Ign) - Il premier: "Ci adopereremo per intesa con parti sociali, procedere a modifica dello statuto dei lavoratori. Bersani: se Berlusconi fa un passo indietro, noi disposti a fare un passo in avanti. Camusso: con queste premesse via confronto con piede sbagliatoPiazza Affari chiude in ribasso. Tremonti incontra Juncker: ''Lunga e fruttuosa discussione''.Barroso: tensioni su mercati italiani e spagnoli ingiustificate. Vola lo spread.Usa, Moody's conferma rating 'AAA' ma outlook è negativo. Nuovo record per l'oro. Crisi,Napolitano preoccupato: ''Parola a politica e parti sociali''. Vaciago: "I mercati chiedono diagnosi condivisa dei problemi del Paese".De Boissieu: "Contenere abusi della finanza, serve elasticità". L'emergenza giustifica un governo tecnico? Ecco cosa pensano i politici.

Roma, 3 ago. (Adnkronos/Ign) - ''Abbiamo fondamentali economici solidi, le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test''. Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo alla Camera. Al suo fianco, ai banchi del governo, il ministro degli Esteri Franco Frattini e il titolare dell'Economia Giulio Tremonti. Assente invece il ministro delle Riforme Umberto Bossi.

Non bisogna "inseguire i nervosimsi del mercato finendo così per alimentarli", aggiunge subito dopo il premier sottolineando: "E' chiaro che i problemi sono diretta conseguenza della crisi di fiducia che scuote i mercati internazionali e che non accenna a placarsi sia per l'incertezza sull'euro che per la spinta della speculazione finanziaria". Ma "il Paese ha un sistema politico solido".

"Come spesso accade i mercati non valutano correttamente e non tengono nel giusto conto la nostra solidità; quella delle banche, la solidità delle famiglie e delle imprese, il contenuto dell'indebitamento estero; e la prudenza seguita nella politica di bilancio nel corso della crisi", ha sottolineato.

Dunque, ''è essenziale dare certezza ai mercati definendo con chiarezza tempi, risorse e interventi previsti", ha aggiunto Berlusconi ricordando che l'Europa considera ''l'Italia in condizioni di assoluta sicurezza'', come ha riconosciuto anche Barroso.

Quanto al deficit, "il sentiero di riduzione viene ora percorso, di fatto, più rapidamente . E' quello che ci chiedono ed è quello che noi faremo". Per quanto riguarda la crisi, ''non abbiamo fatto poco - ci tiene a sottolineare Berlusconi - sappiamo di certo che c'è ancora molto da fare''. E ''la crescita è l'obiettivo essenziale''.

"La crescita ecomica e l'occupazione è la conseguenza di una positiva convergenza dei comportamenti responsabili degli attori sociali - prosegue - Per questo ci adopereremo per un'intesa con le parti sociali sui modi per realizzare una efficace unità d'intenti". E sottolinea: "Il governo ha da tempo proposto la valutazione delle parti sociali della bozza di riforma dello statuto del lavoro. E' giunto il momento di verificare il grado di consenso per procedere all'esame parlamentare''.

''Raccolgo il saggio appello alla coesione nazionale del presidente Napolitano e lo faccio mio'', prosegue il premier rivolgendosi alle opposizioni, perché questo è il momento di lavorare tutti insieme: ''Rimbocchiamoci le maniche". ''Nessuno - aggiunge - nega la crisi. Tutti dobbiamo lavorare per superarla''.

"State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in Borsa e che dunque è nella trincea finanziaria, consapevole ogni giorno di quel che accade sui mercati", afferma Berlusconi agitando i banchi dell'opposizione. E "il governo è stato quotidianamente impegnato nella soluzione di crisi aziendali: in 8 mesi abbiamo risolto 30 vertenze grazie alla nostra determinazione, alla reazione delle imprese e alla collaborazione dei sindacati assieme ai quali abbiamo dato un futuro stabile a queste aziende". "Vogliamo restare al fianco di chi produce. Continueremo a lavorare su questo fronte consapevoli che l'apparato produttivo è fondamentale per la ripresa. La nostra economia è vitale, forte della capacità innovativa degli imprenditori e del senso di responsabilità delle parti sociali come visto nell'appello per la crescita".

In ogni caso, "al governo spetterà di fare per intero il proprio compito, di completare il proprio lavoro. Un lavoro a cui gli italiani ci hanno chiamati nel 2008 e che completeremo nel 2013, quando ci sottoporremo nuovamente al loro giudizio con la serena coscienza di chi ha fatto tutto il possibile per il proprio Paese in anni così difficili". "Nei venti mesi che ci separano da quell'appuntamento - ha proseguito - il governo farà il governo, completerà il percorso delle riforme già all'attenzione del Parlamento, rafforzerà sempre di più il rapporto con le parti sociali e proporrà una agenda di interventi per sostenere la crescita e lo sviluppo economico dell'Italia". "Agli italiani diciamo che il governo è pronto a fare fino in fondo la sua parte: abbiamo la maggioranza parlamentare, abbiamo una forte determinazione, abbiamo la piena consapevolezza della responsabilità e degli impegni che ci attendono e il desiderio profondo e sincero di consegnare agli italiani tra due anni un Paese più forte e più sicuro di sé. E' una sfida difficile, ma gli italiani meritano che venga giocata fino in fondo e che con tutte le nostre forze e siamo convinti -ha concluso Berlusconi- che sapremo essere tutti insieme all'altezza di questa sfida".

Non manca un accenno alla questione dei costi della politica: "Il governo agirà per contenere tutti gli emolumenti delle alte professionalità pubbliche riconducendoli ai valori medi europei", ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo di aver firmato oggi un decreto per l'allineamento alla media Ue degli emolumenti per la più alte cariche, elettive e non della Pa. Berlusconi ha anche sottolineato che il Consiglio dei ministri ha già approvato la riforma costituzionale per dimezzare il numero parlamentari e a contenere tempi e costi dell'attività legislativa.




Crisi, B. alle camere a borse chiuse Punterà sulla necessaria stabilità di governo. - di Davide Vecchi



Mentre il cdm vara il codice anti mafia e il Senato annuncia che "risparmierà" 120 milioni di euro, il premier "ripassa" il testo preparato ieri sera a Palazzo Grazioli nel vertice di maggioranza. Saranno annunciate nuove riforme e l'invito a collaborare all'opposizione. Ma il timore è nella reazione dei mercati. Piazza Affari, già alla rincorsa di record negativi, potrebbe affondare. Il premier rischia di stringersi il cappio al collo da solo.

Sono riusciti a convincerlo solo dopo mezzanotte, al termine di un vertice di maggioranza fiume a Palazzo Grazioli. Così Silvio Berlusconi riferirà alle Camere sulla crisi soltanto dopo la chiusura di Piazza Affari, non più alle 15.30 come annunciato ieri. Parlerà prima a Montecitorio poi a Palazzo Madama. Il premier leggerà un discorso scritto su cui hanno lavorato in venti. Bozza di Paolo Bonaiuti, pesantemente limata da Giulio Tremonti, approvata dai ministri leghisti e infiocchettata daGianni Letta. Il Cavaliere tenterà di rassicurare i mercati, che ancora oggi scavano terreni negativi prima mai raggiunti, elencando i provvedimenti adottati recentemente dal Cipe. Annuncerà la volontà di continuare ad aiutare l’economia sventolando la convocazione delle parti sociali per domani mattina, arrivata dopo un pressing di imprenditori e sindacati durato oltre un mese. E riassumerà i risultati del governo. Sui costi della politica, con i tagli apportati da Camera e Senato ai rami del parlamento, sulla lotta alla criminalità organizzata, con il codice antimafia approvato dal consiglio dei ministri stamani.

Il codice antimafia, che entrerà in vigore dal sette settembre, introduce maggiori responsabilità per i prefetti, più fiducia e meno burocrazia per le imprese inserite nel circuito dell’economia legale, una banca dati nazionale che raccoglie la documentazione contro le organizzazioni criminali. Misure di prevenzione e delle nuove norme in materia di documentazione antimafia, presentato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Si tratta di un decreto legislativo che dà attuazione alle deleghe previste negli articoli 1 e 2 del Piano straordinario antimafia, approvato dal Cdm nella riunione che si svolse a Reggio Calabria il 28 gennaio del 2010.

E stamani, mentre il cdm si riuniva per poi riaggiornarsi a settembre, l’assemblea di palazzo Madama ha approvato a grande maggioranza il bilancio interno 2010 e il preventivo 2011: sono previsti 120 milioni di euro di tagli nei prossimi tre anni. Un ordine del giorno bipartisan ha impegnato gli organismi che gestiscono il Senato a ulteriori risparmi: l’1% per il 2011, l’ 1,5% nel 2012, il 3,5% nel 2013 e il 6% nel 2014. I tagli, ha spiegato il questore Paolo Franco, ammontano a un totale di 126 milioni di euro. Appena due giorni fa anche Montecitorio aveva annunciato un “risparmio” entro il 2013 di 150 milioni.

Tutti argomenti che saranno sfiorati nell’intervento di Berlusconi alle Camere. Per sottolineare l’impegno del governo. E poi puntare il dito contro chi, dentro il Parlamento, mette in discussione la necessaria stabilità facendo della crisi una “scorciatoia” per eventuali ribaltoni e favorendo, fuori dal Palazzo, una pericolosa speculazione. Una crisi di governo, ribadirà il premier, ora sarebbe un regalo per gli speculatori e un danno per il Paese visto che nessun governo tecnico potrà risolvere i problemi dell’Italia; per questo l’opposizione dovrebbe abbandonare inutili scorciatoie per dedicarsi a risolvere i problemi degli italiani.

Nel discorso non mancheranno aperture alle opposizioni. Berlusconi infatti dovrebbe dire di ritenere auspicabile un tono del confronto politico più disteso e meno di parte, concentrato sui problemi del Paese e non sugli interessi dei partiti, nel solco del monito del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.Parte essenziale del discorso sarà spiegare che “crisi e speculazione finanziaria sono sotto gli occhi di tutti ma per quanto riguarda l’Italia ci sono eccessivi allarmismi perché il sistema politico è solido, le banche sono liquide e solide e in generali i fondamentali economici sono altrettanto solidi.

Nessun allarmismo dunque, il governo si è mostrato stabile e ha dimostrato di avere i numeri per varare in poco meno di una settimana una manovra da 70 miliardi di euro, certamente molto resta da fare per la crescita ascoltando parti sociali e opposizioni (oltre all’inquilino del Colle), ma senza cedere ad inutili allarmismi e soprattutto senza immaginare che esistano alternative in eventuali governi tecnici. Berlusconi annuncerà anche alcune misure: riforma del lavoro, partendo dalla revisione dello Statuto dei lavoratori, che insieme a quella del fisco e al piano Sud dovrebbe aiutare a garantire la crescita. Secondo il Cavaliere, ovviamente.

Insomma qualche annuncio, poche azioni concrete. Camera e Senato chiudono e se ne vanno in ferie. E per quanto Fabrizio Alfano, portavoce di Gianfranco Fini, annunci che “il presidente della Camera è disposto a convocare ad horas la Camera anche a Ferragosto se necessario”, e Ignazio La Russa dica che, sempre “se necessario”, il governo è pronto a riunire il consiglio dei ministri in agosto, nei fatti già oggi Montecitorio e Palazzo Madama sembrano deserti. E c’è chi scommette che ad ascoltare Berlusconi ci sarà il governo e pochi banchi occupati.

Gli investitori invece saranno attenti. Alle parole del premier farà da cartina di tornasole Piazza Affari. E la reazione dei mercati potrebbe affossare definitivamente il Paese. Tremonti è corso a Bruxelles per incassare nuovi messaggi pubblici di solidarietà, così da “distendere” l’attenzione degli speculatori europei sulla piazza di Milano; mentre Umberto Bossi è deluso dal vecchio alleato di Arcore: il Senatùr ha tentato in ogni modo di convincerlo a non parlare, il rischio è troppo alto. Anche Letta ha tentato invano di far desistere il Cavaliere. Niente da fare. E così Berlusconi, oggi alle Camere, rischia di stringersi il cappio al collo da solo.



Gli indignati con la tessera del Pd. - di Luca Telese






Il primo a essere contestato durante un dibattito pubblico è stato D'Alema. Poi è toccato a Bersani, alla Bindi e domenica sera a Latorre. E' la nuova protesta dei militanti che assediano i dirigenti del partito.

Indignandos, contestatori, incazzati, insomma. C’è di nuovo il rischio della bufera per i dirigenti del centrosinistra italiano? La domanda sorge spontanea dopo quello che è successo a Fermo a Nicola Latorre, chiamato a rispondere per sé (e per il Pd) da una platea in cui faceva bella mostra un signore con un cartello: “Sono un elettore di centrosinistra, ma mi vergogno di essere rappresentato da questo Pd”. Un episodio, si potrebbe dire. Eppure ci sono molti segnali che dovrebbero far riflettere i dirigenti dell’opposizione.

Il primo è quello che è successo il 14 luglio alla Festa democratica di Roma, dove Massimo D’Alemaera intervistato dal giornalista di Repubblica Massimo Giannini: un gruppo di ragazzi ha raccontato su Facebook di essere andato alla festa con l’obiettivo di fare una domanda al líder maximo e di essere stati placcati dalla vigilanza del partito. Loro sotto il palco provavano a prendere la parola, e l’ex ministro degli Esteri che indicava Giannini con un sorriso vagamente teso: “Le domande le fa lui!”.

E che dire di quello che è successo a Bersani? Il 5 luglio alla Festa democratica de L’Aquila, il segretario del Pd è stato contestato dai No Tav. Un enorme striscione bianco diceva: “Noi con i territori, voi con gli speculatori”. Bersani aveva provato a interloquire: “Guardate che quella proposta è stata discussa e votata in tutte le sedi… Guardate che si tratta di un tunnel che corre per 50 km sotto la montagna…”. Macché: grida, strepiti e tante domande incalzanti.

Terzo episodio, questa volta al Nord. Alla Festa democratica di Seriate, di nuovo durante un comizio di Massimo D’Alema, di nuovo i No Tav. Un gruppo di giovani, il 28 giugno interviene distribuendo volantini e, dopo aver aperto uno striscione, contesta la linea tenuta dal Pd, che ha sempre ribadito che la Tav è una priorità del centrosinistra. Si sfiora la rissa, un gruppo di sostenitori del Pd che si scaglia contro i contestatori, tentando di strappare lo striscione. Qualcuno tenta di oscurare con le mani la telecamera di chi riprendeva la scena, consapevole che le contestazioni hanno un doppio effetto: uno immediato, sui presenti e uno postumo, sugli utenti della rete.

Un altro episodio stupefacente si è verificato a Siena dove Rosy Bindi aveva esordito così: “Vi porto il saluto del Partito democratico…”. Non aveva ancora finito che dalla platea si era levata una selva di fischi: “Parla tu, ma lascia perdere il Pd”. E lei, con la consueta grinta: “Dovreste essere contenti che il Pd sia qui con un suo rappresentante”. Macché.

Cosa unisce e cosa divide questi episodi? Nella storia della sinistra, fino a ieri, la contestazione era guerra di egemonia per il controllo della piazza. Ed era, come nell’ultimo caso, lotta con le ali estreme, di destra o di sinistra, contro formazioni organizzate e antagoniste. Il caso simbolo è la guerriglia a La Sapienza per il comizio del segretario Cgil Luciano Lama in pieno ’77 (il cartello che è passato alla storia: “Non L’ama proprio nessuno”) dove il servizio d’ordine del Pci e della Cgil dovettero lottare fisicamente contro la falange di autonomia.

Oppure resta nella storia la contestazione ghandiana di Marco Pannella davanti a Botteghe oscure, interrotta da questo dialogo con un uomo della vigilanza del Bottegone: “Je dissi: ‘Te ne vai?’ Pannella ha risposto no, e io gli ho dato una pizza…”.

Già molto diverse, e molto più vandeane, nella forma e nella violenza della loro coreografia, furono lemonetine tirate contro i sindacalisti nelle piazze incandescenti del 1993. Sergio D’Antoni finí un comizio in piazza San Giovanni con un labbro spaccato, Sergio Cofferati non volle interrompere il suo discorso e chiese solo di essere riparato da un compagno con un ombrello: “Sono abituato alla pioggia”, ironizzò.

Adesso tutto cambia e a contestarti non è più un esterno, non è più un nemico. Adesso – esattamente come è successo a Zapatero in Spagna – c’è il rischio che a contestarti sia un pezzo del tuo popolo, una parte del mondo che ti gira intorno. A mordere il freno sono giovanissimi, forme di protesta nascono e si organizzano come gruppi di pressione sulla rete. Adesso, a contestarti non è qualcuno che ha idee diverse dalle tue, non è un uomo simbolo, come quello splendido provocatore che è stato Marco Pannella ai tempi in cui girava con il girocollo nero e con il medaglione zen al collo, adesso quello che grida è uno che dice di avere le tue stesse idee e spesso la tua stessa tessera. E pensa che tu stia tradendo la tua parte.

Ecco perché i dirigenti del Pd farebbero meglio a non sottovalutare. E a cominciare a rispondere, ad esempio, sulle grandi scelte e sulla questione morale, prima di essere costretti a farlo in piazza.