sabato 19 maggio 2012

“Mannino temeva di essere ucciso e diede il via alla trattativa Stato-mafia”. - Giuseppe Pipitone (art. del 18 u.s.)

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Al processo di Palermo contro Mori e Obinu ha deposto Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso nel 1992: "Dopo l'omicidio Lima, l'esponente Dc disse a mio padre: 'Il prossimo potrei essere io'". In aula anche la giornalista del Fatto Sandra Amurri, testimone di uno sfogo dell'ex ministro sui pm che ormai avevano "capito tutto".

Già prima del marzo del 1992 Calogero Mannino temeva di essere assassinato da Cosa Nostra. Preoccupato per la sua vita, l’ex ministro della Democrazia Cristiana avrebbe confidato i suoi timori al maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, poi assassinato a Porto Empedocle il 4 aprile del 1992. A raccontarlo davanti la quarta sezione penale di Palermo è stato Riccardo Guazzelli, il figlio del maresciallo ucciso da Cosa nostra, che ha deposto come teste al processo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995.
Il dibattimento si è incrociato negli ultimi mesi con l’inchiesta della procura palermitana sulla “trattativa” avviata tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra nel 1992. Proprio in questa chiave rientra la testimonianza di Guazzelli Junior, che nonostante qualche “buco” di memoria, alla fine ha confermato quanto raccontato ai magistrati già nel 1994. Tra suo padre e Mannino ci sarebbero stati tre incontri: due prima dell’omicidio Salvo Lima e uno dopo l’agguato in cui il 12 marzo 1992 fu assassinato l’allora europarlamentare democristiano.
VIDEO: LE TESTIMONIANZE DI GUAZZELLI E  AMURRI
“Ricordo che, prima che uccidessero Lima, mio padre mi raccontò che l’onorevole Mannino gli disse: o uccidono me o uccidono Lima. Mannino aveva detto a mio padre di avere ricevuto a casa una corona di fiori e temeva per la sua vita” ha detto Guazzelli, all’epoca appena ventenne. Il pm Nino Di Matteo però ha fatto notare che in quel periodo l’ex ministro democristiano non denunciò nessuna intimidazione ai magistrati. L’esponente della Dc avrebbe incontrato di nuovo il maresciallo Guazzelli dopo l’agguato di Mondello in cui fu assassinato Lima. “In quell’occasione disse a mio padre: ‘Il prossimo potrei essere io’” ha raccontato Guazzelli Junior. In realtà dopo Lima, Cosa Nostra assassinò proprio il maresciallo dei carabinieri, in un agguato mai del tutto chiarito. Il figlio di Guazzelli ha anche fatto cenno agli stretti rapporti che suo padre aveva con l’allora capo del RosAntonio Subranni. “Mio padre e Subranni rimasero in buoni rapporti anche quando mio padre venne trasferito alla polizia giudiziaria di Agrigento”.
Secondo gl’investigatori Guazzelli, oltre a raccogliere le paure di Mannino, avrebbe fatto anche da trait d’union tra il leader della Dc e Subranni. L’ipotesi è che l’omicidio mai del tutto chiarito del maresciallo sarebbe stato un segnale inviato da Cosa Nostra a Mannino. Secondo gl’inquirenti da quel momento Mannino si sarebbe attivato tramite Subranni per trovare un “contatto” diretto con Cosa Nostra e salvarsi quindi la vita: è l’input originario di quella che sarà la trattativa. Per questo motivo l’ex ministro della Dc è indagato dallo scorso febbraio per attentato a corpo politico dello Stato nell’inchiesta sul patto sotterraneo tra la mafia e lo Stato.
Sempre a proposito del coinvolgimento di Mannino nell’inchiesta sulla trattativa è stata sentita come teste in aula anche la giornalista del Fatto Quotidiano Sandra Amurri, testimone diretta di un clamoroso fuori onda dell’esponente democristiano, svelato sulle pagine di questo giornale due mesi fa. La Amurri ha raccontato di aver carpito un colloquio tra Mannino e l’europarlamentare del Pdl Giuseppe Gargani la mattina del 21 dicembre 2011 al bar Giolitti di Roma. “Vidi per caso Mannino che parlava con quest’altra persona che poi appresi essere Gargani. Era molto concitato, nervoso, ripeteva sempre le stesse parole: ‘Hai capito, questa volta ci fottono, questa volta ci incastrano. A Palermo hanno capito tutto. Perché quel cretino del figlio di Ciancimino ha raccontato tante cazzate, ma su di noi ha detto la verità. Glielo devi dire a Ciriaco de Mita, dobbiamo stare uniti e dare tutti la stessa versione, perché lui ora i magistrati lo sentiranno”. 
De Mita fu sentito dalla procura di Palermo nel gennaio scorso, ma in effetti già a dicembre i magistrati avevano deciso di interrogarlo nell’ambito dell’indagine sulla trattativa. Il pm Nino Di Matteo ha depositato la notifica con cui la procura aveva convocato De Mita il 19 dicembre 2011. Appena due giorni dopo la Amurri avrebbe assistito al clamoroso fuori onda in cui Mannino fa cenno proprio all’audizione dell’ex presidente del consiglio.  

È l´altra faccia della recessione: in attesa della Ue, il Paese scopre la solidarietà. - Postato da Costanza Dolce




ATENE - Il filetto di cernia con crema di zafferano (prezzo 28 euro) ordinato dalla coppia
irlandese del tavolo 27, quello con la vista migliore sul Partenone, può attendere ancora
qualche minuto. È mercoledì. E Vassilis Milios, lo chef del St. George Lycabettus, sta dando gli ultimi ritocchi al pranzo cui - sotto sotto - tiene di più di tutta la settimana. C´è da finire di
cucinare le verdure e dare un´ultima spolverata di sale a un arrosto semplice ma con un
profumo da far risuscitare i morti. «Voilà, pronto. Potete andare». Non verso i tavoli con tovaglie di Fiandra del ristorante - l´impero del bravissimo Vassilis - ma in direzione della scuola elementare di Kessariani. Dove una decina di persone senza casa, qualche immigrato e un po´ di famiglie messe in ginocchio da tre anni di crisi avranno, almeno oggi, un pranzo a cinque stelle.
La Ue, le banche, la politica (in Parlamento oggi ha giurato il governo tecnico che porterà il
paese alle elezioni) sono solo il volto più mediatico della tragedia ellenica. L´altra faccia della medaglia è un´Atene in ginocchio dove - in attesa degli aiuti della Ue - la parte migliore della Grecia ha iniziato a rimboccarsi le maniche e ad aiutarsi da sé. Il supercuoco del St. George non è un caso isolato. Alle mense per i poveri della capitale - spuntate come funghi dal 2009 - mandano i loro manicaretti tutti e 25 gli chef più conosciuti della capitale. A convincerli è stata Xenia Papastravou, laurea alla London School of Economics e anima di Boroumè, la Ong che in un anno - correndo dietro al cibo sprecato sotto il Partenone - è riuscita a mettere in tavola 5mila pasti al giorno per chi non ce la fa più. «Platone diceva che la comunità si costruisce quando la gente non è più autosufficiente», filosofeggia lei. E di gente che ha bisogno, ad Atene, ce n´è sempre di più. «Riceviamo 25 richieste di aiuto al giorno, persone normali che fino a sei mesi fa avevano lavoro e stipendio e che oggi non sanno cosa dare da mangiare ai figli». No problem. Ci pensano i volontari («18, ma ce ne sono 500 pronti ad aiutare») di Boroumè ("Si può"). Le panetterie della catena Venetis mettono il pane rimasto sugli scaffali, le pasticcerie Fresh le fette di torta avanzate in vetrina. Frutta e verdura arrivano dai supermercati, l´esercito è pronto a fornire gli avanzi delle sue mense. «È una catena di solidarietà che nasce dal basso - continua Xenia - una famiglia ebrea ci ha regalato 300 pasti in occasione di un Bar Mitzvah, la scuola privata di Barniza manda un bel po´ di cibo a quella di Menisia, dove per i tagli dei fondi pubblici non riescono a dare da mangiare ai bambini». 
Il problema è che alla Borsa della crisi della Grecia le quotazioni sono tutte in rialzo. Alla mensa di Pendeli, dove a dicembre si mettevano in tavola 150 pasti, oggi «si presentano ogni giorno 440 persone». Allo Zoografo si è passati da 70 a 430. La fila si è allungata anche davanti all´ambulatorio gratuito di Doctors of the world, nel cuore di Psiri, dove 40 medici volontari aiutano - gratis e senza chiedere documenti di identità - chiunque abbia bisogno. «Riusciamo a visitare 120 persone al giorno, ma fuori dal portone a volte ce ne sono 3-400 ad aspettare», racconta Christina Samartzi, uno dei responsabili del centro. Una volta erano tutti immigrati.
«Oggi almeno il 20% sono greci, pensionati cui hanno tagliato l´assegno previdenziale e
famiglie senza assicurazione sanitaria». «Mio marito ha perso il posto mentre ero incinta -
racconta Irini Papadopoulos, 28 anni, seduta in sala d´attesa con la figlia in braccio - oggi Sofia ha 40° di febbre e l´unico posto dove portarla è qui». L´austerity della Trojka ha obbligato Atene a dimezzare da 5,6 a 2,8 miliardi l´anno il budget per la sanità e la crisi, nel frattempo, ha ampliato il catalogo di patologie. «La depressione da crisi dilaga - assicura Samartzi - specie 1 / 2Superchef, medici e psicologi l´armata degli angeli anti-crisi "Gratis per chi non ce la fa" 
Fonte: Ettore Livini - la Repubblica - Venerdì 18 Maggio 2012 10:30 - 
Nel nostro ospedale nel quartiere di Perama dove la disoccupazione è all´80%». 
I nuovi angeli di Atene, però, hanno le ali larghe. Klimaka, un´altra Ong, ha aperto una linea
telefonica per combattere l´epidemia più drammatica del paese, quella dei suicidi. «Il clima
sociale è ormai patologico. Nel 2007 ricevevamo dieci telefonate in 24 ore, oggi 100», spiega Aris Violatzis, responsabile del progetto. Alla cornetta si alternano (gratuitamente) decine di psicologi per recuperare dal fondo del baratro di questa tragedia greca chi è tentato di dire "basta". Prima o poi, Merkel permettendo, darà una mano anche la Ue. Oggi a medicare le ferite ci pensa il cuore grande della Grecia. Quello, per fortuna, è gratis.



https://www.facebook.com/dolcecostanza/posts/3574215327371

Il 22 Maggio 2012 partecipa al nostro evento!




20 anni dalle stragi: una catena umana per la Verità 

di Giulia Di Vita
Palermo -
dal Comitato "23 Maggio"

Siamo cittadini liberi, uomini e donne della Repubblica Italiana che non hanno mai dimenticato Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Emanuela Loi.

Sono passati vent'anni dai loro omicidi e oggi come ieri non abbiamo dimenticato il loro sacrificio, i silenzi, le connivenze, le responsabilità politiche e morali di molti uomini che rappresentavano lo Stato italiano.

Da allora innumerevoli indagini, testimonianze e sentenze della magistratura, in particolar modo della Procura di Caltanissetta, continuano a confermare che non fu solo la mafia a volere la loro morte.

Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e i movimenti ad unirsi insieme a noi in una grande catena umana intorno al Palazzo di Giustizia di Palermo giorno 22 MAGGIO 2012 a partire dalle ore 19.30 per abbracciare insieme i magistrati di ieri e difendere i magistrati di oggi che si battono per la verità e la giustizia.

PROGRAMMA MARTEDì 22 MAGGIO (non il 23 Maggio!):

- Ore 19.30 Appuntamento P.zza Vittorio Emanuele Orlando PER UNA GRANDE CATENA UMANA INTORNO AL PALAZZO DI GIUSTIZIA. {continua}

- Ore 21.00 Appuntamento a P.zza Magione dove continua la catena per la VERITA' con Le Malerbe, Vassilly Sortino, Mario Caminita in collaborazione con numerose Band siciliane.

Ospiti:

Qanat

Jack and stirlight

Othello Man e la sua band

'Nkantu da Zyz

Famiglia del Sud

Tony Esposito

Spazio a magistrati ed associazioni antimafia.

Vi aspettiamo!



http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/palermo/2012/05/20-anni-dalle-stragi-una-catena-umana-per-la-verita.html

Strage di Brindisi, una delle piste porta alla “trattativa bis” tra Stato e mafia.

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Tra le ipotesi aperte, gli investigatori prendono in considerazione un messaggio di Cosa nostra, forse in "collaborazione" con la Sacra corona unita. Tra gli elementi, le simbologie legate a Falcone, ma anche il controverso "tentato suicidio" di Bernardo Provenzano e le dichiarazioni di suo figlio Angelo a Servizio pubblico: "Violenza genera violenza".

E’ ancora tutta da decifrare la matrice dell’attentato contro la scuola di Brindisi, ma la pista mafiosa è supportata da diverse suggestioni. E dire mafia non significa dire, o dire soltanto, Sacra corona unita. Una delle ipotesi prese in considerazione dagli investigatori è che l’episodio rientri in una partita nazionale che coinvolge altre organizzazioni, in particolare Cosa nostra. Le simbologie non mancano: l’istituto colpito intitolato a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone; la data prossima al ventennale del loro massacro, il 23 maggio 1992; la concomitanza con l’arrivo a Brindisi della Carovana antimafia. E il momento scelto, l’arrivo del pullman da Mesagne, capitale della criminalità brindisina, sfidata sul posto dall’attività di Libera e dal lavoro dei volontari sui terreni confiscati ai boss. Due ragazze ferite, tra l’altro, sono figlie di un imprenditore che ha collaborato con la rete fondata da don Luigi Ciotti.
Non solo. A San Pancrazio Salentino, a pochi chilometri da Mesagne, vive da marzo Maria Concetta Riina, 36 anni, figlia del capo dei capi di Cosa nostra, che ha lasciato Corleone e si è trasferita insieme al marito Tony Ciavarello e ai suoi tre figli. Altri elementi a prima vista contro la pista mafiosa: l’utilizzo di ordigni rudimentali come le bombole del gas, e l’obiettivo – le ragazzine di una scuola di moda – decisamente impopolare per una criminalità che vive anche di consenso sociale. A meno che non si tratti di un messaggio, spietato ma sofisticato, diretto a pezzi dello Stato in grado di coglierlo al volo, senza la necessità che sia svelato all’opinione pubblica. Tornano in mente il recente tentativo di suicidio in carcere di Bernardo Provenzano – sul quale il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha sollevato forti dubbi – e le parole del figlio di BinnuAngelo, che intervistato da Servizio Pubblico, a proposito della detenzione del padre e della necessità di curarlo ha ricordato che “violenza genera violenza”.
Provenzano, Riina, le stragi. Elementi che riportano alle fratture interne a Cosa nostra e alla “trattativa” tra Stato e mafia. Fatti lontani, ma tutt’altro che chiusi, come dimostra l’indagine ancora in corso a Palermo e il dibattimento del processo Mori, strettamente intrecciati alla stagione delle bombe. E, soprattutto, vent’anni dopo non è venuto meno il punto cardine delle richieste di Cosa nostra allo Stato: l’abolizione del 41 bis, il regime di carcere duro. A cui è attualmente sottoposto anche il boss di Mesagne Pino Rogoli, il fondatore della Sacra corona unita. Suggestioni, come l’analisi del procuratore aggiunto di Caltanissetta Domenico Gozzo, che coordina le indagini sugli attentati del 1992, intervistato dall’Ansa poche ore dopo la strage di Brindisi. Gozzo, pur non citando l’attentato alla scuola, ricorda che oggi come allora l’Italia vive un momento di radicale svolta politica: ” I momenti di passaggio sono sempre pericolosi. E le mafie hanno ancora gli arsenali pieni di armi. Bisogna tenere alta la guardia, come sempre”.
Da Capaci in poi, afferma Gozzo, “Cosa nostra decide di adottare modalità stragiste di tipo terroristico, come aveva già fatto con Dalla Chiesa negli anni ’80″, ricorda all’Ansa. E dopo l’assassinio di Falcone, osserva Gozzo, “le altre sei stragi che seguiranno in circa un anno sventreranno città, uccideranno venti persone. Una strategia di vera e propria guerra. Ma, come diceva Riina, si fa la guerra per poi fare la pace”. 
In sintonia con lo scenario stragista è Giovanna Montanaro, sociologa e collaboratrice del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. L’attentato a Brindisi “mi fa pensare alla strategia della tensione”, spiega all’agenzia Adn Kronos. “Quando questo Paese sta per imboccare un via di cambiamento accade sempre qualcosa, ce lo insegna non solo la storia della mafia, ma la storia dell’Italia, basta pensare a Piazza Fontana”. Anche Montanaro mette in fila i “simboli”, come l’anniversario di Capaci, il nome della scuola, l’arrivo della Carovana antimafia, e aggiunge: “A livello locale c’è stata una forte, recente ripresa dell’attività criminale, legata anche all’uscita dal carcere di alcuni capi storici della Sacra corona unita che, non dimentichiamolo, è una vera e propria organizzazione mafiosa, e più segnali mostrano il radicamento, il consenso di cui gode la Scu. Perché correre tutti i rischi connessi a un’azione così scellerata e clamorosa? Penso che a essere coinvolta non sia solo la mafia locale”, è la conclusione. “Ci sono nuovi fermenti, i risultati delle amministrative, un’atmosfera di cambiamento, soprattutto da parte dei giovani. E’ come se si volesse dire ‘state fermi’. Leggo una firma di mafia non solo locale e forse con altri ingredienti. Non sarebbe la prima volta nella nostra storia”.

Brindisi, l’identikit dei mandanti. - Enzo Di Frenna


Ci sono alcune cose strane che individuo con gli occhi di ex cronista di giudiziaria. Primo: la Sacra Corona Unita non ha interesse che la Puglia sia messa a ferro e fuoco dalle forze dell’ordine, disturbando i traffici di droga, di armi e gli altri interessi criminali del suo business. Quindi non credo sia il mandante. Secondo: l’attentato aveva l’obiettivo di fare notizia nel modo peggiore possibile, facedo una strage di ragazzi nel modo più barbaro. Anche questo, secondo me, non appartiene allo stile della Sacra Corona Unita. La criminalità pugliese ha sempre scelto un basso profilo. Non si hanno notizie di attentati clamorosi – di tale portata – provenienti da tale organizzazione.
Quindi il mandante va ricercato altrove. Si potrebbe ipotizzare che una tale strage sia nello stile della Mafia. La scuola porta il nome di Falcone, quindi si voleva inviare un messaggio ai vertici dello Stato. Ma anche in questo caso, c’è un’anomalia. Cosa Nostra non ha mai coinvolto i ragazzi in stragi di ampio respiro. L’attentato a Falcone e Borsellino fu eclatante, ma colpì magistrati e poliziotti. Sarebbe quindi una strana novità l’uccisione indiscriminata di ragazzi sedicenni.
Chi ha colpito sapeva che sarebbero potuti morire decine di studenti. Faceva parte del piano. Ma la Mafia ha obiettivi altrettanto clamorosi per lanciare i suoi messaggi e la sua sfida. Poteva far saltare in aria un tribunale, oppure uccidere un poltico di rilievo nazionale. Avrebbe ottenuto lo stesso risultato di sdegno e altrettanta visibilità. Invece hanno scelto una scuola. I ragazzi. Il cambiamento.
Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso – che scuote i palazzi del potere – usa Internet. Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel terriorio pugliese. La scelta di usare bombole del gas rende poi difficile rintracciare la provenienza di un eventuale esplosivo. Quindi anonimato assoluto. Tracce zero.
Ho l’impressione che i mandanti siano i membri di quella Cupola Nera – composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa – che da decenni tiene in scacco l’Italia. Il cambiamento sta scuotendo le fondamenta del loro potere. Si sentono minacciati. E quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile.
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Brindisi come Genova, all'alba dell'ennesimo cambiamento?




Rifuggo ogni eventuale polemica su quello che sto per scrivere, dicendo che il mio cordoglio va esclusivamente ai genitori della ragazza perché ritengo sia la più grande delle tragedie quella di sopravvivere ai propri figli.
Ora più che mai tutti noi dobbiamo essere molto più vigili ed attenti ad ogni prossimo ed immediato sviluppo della vicenda, perché io - e mi assumo la piena responsabilità di ciò che sto scrivendo - ho una cattiva percezione su questi ultimi fatti accaduti a breve, brevissima distanza, troppo breve per non destare in me qualche sospetto; La gambizzazione ai danni dell'amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare (gruppo Finmeccanica) Roberto Adinolfi, il cui metodo "scrivono" ricorda i primi attentati delle BR; E adesso questo incredibile, inaccettabile fatto accaduto a Brindisi che si esclude sia di matrice passionale e che "scrivono" si avvicina sempre di più all'ipotesi di una ritorsione mafiosa, come solo noi siciliani la conosciamo.

Non sembra strano anche a voi che ogni volta che siamo in odor di ribellione nei confronti del potere precostituito succede sempre qualcosa che ci distrae?

Mi auguro che quello che scrivo sia frutto della mia paranoia di complottista, ma non vorrei che tutto questo fosse un mezzo di distrazione di massa, un trucco, un'illusione. Siamo tutti concentrati a guardare ciò che si anima nella mano destra (attentati, bombe, BR, cosa nostra) per non vedere quello che dietro la schiena sta facendo la mano sinistra (promulgazione di leggi atte a "garantire" la nostra incolumità, a discapito della nostra libertà e della nostra libera espressione); la famosa "mossa Kassidy" nel film 'Slevin'.
É già accaduto, in America; la strategia del terrore (preparata ad arte con - ve le ricordate, no? - l'antrace, il carbonchio, i capricci del Dow Jones e l'aviaria, che di recente torna agli onori della cronaca strano, vero?), sull'enorme ondata emotiva dopo la caduta delle torri gemelle a NYC, ha dato i suoi frutti all'amministrazione repubblicana affinché potesse emettere il tristemente noto 'Patriot Act', che di fatto ha ristretto notevolmente la libertà dei cittadini americani e dei residenti - già immaginavamo che fosse così, ma adesso lo dicono i fatti 11 anni dopo che, per esempio, moltissimi dei prigionieri di Guantánamo erano vittime innocenti -.
All'inizio, non è importante la notizia, quanto darla, mandarla in onda, darle un risalto importante, una taratura nazionale, creare un'opinione pubblica. Naturalmente, dopo, deve essere imbrigliata, indirizzata secondo un disegno, a noi sconosciuto, di coloro i quali detengono il potere, per poi essere ricodificata finalmente come verità incontestabile e universalmente accettata. Soltanto dopo aver fatto tutto questo... entra in azione la Fase 2.

Ripeto: spero soltanto di fare la parte del paranoico e di essere tacciato come complottista, ma non che si avveri quello che scrivo, perché stavolta mi darebbe fin troppo fastidio avere l'ennesima volta ragione.



Massimiliano Sapienza


https://www.facebook.com/Dj.MaSa.1972/posts/3656887633003

Brindisi, tre ordigni davanti a una scuola: morta una studentessa. La pista è mafiosa

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Un'altra ragazzina di sedici anni è in condizioni disperate. Sei i feriti. La deflagrazione alle 7.45 all'ingresso dell'istituto Morvillo-Falcone. Trovato timer con ora fissata alle 7.55. Lunedì vertice con il ministro dell'Interno: "Fatto anomalo". Previste iniziative e fiaccolate in tutta Italia.

Tre ordigni, tre bombole di gas, sono esplosi alle 7.45 di oggi davanti all’Istituto professionale “Morvillo-Falcone” di Brindisi. Una ragazzina di 16 anni anni è morta e un’altra è in condizioni disperate. Altri sei studentesse sono rimaste ferite. A perdere la vita immediatamente è stata, Melissa Bassi. Sono disperate le condizioni di Veronica C.,  sottoposta a un lungo e delicato intervento chirurgico all’ospedale Perrino. La sedicenne è ancora in sala operatoria. Oltre alle ustioni, la deflagrazione le hanno provocato uno squarcio all’addome. Come lei ci sono altre due studentesse, tra cui Ilaria sorella di Veronica, in prognosi riservata che sono ricoverate al Centro grandi ustioni. Ferite anche altre due studentesse che necessitano di interventi di chirurgia plastica ma non sono considerate gravi. La vittima era di Mesagne, paese considerato culla della Sacra Corona Unita. Una delle studentesse, dall’interno del bar di fronte, ha visto tutta le scena. “Ho visto. C’era una ragazza con i capelli anneriti che chiamava Melissa, Melissa. Era la sua migliore amica”. Centinaia di ragazzi sono in lacrime davanti all’istituto. 
Gli investigatori, in questo momento, privilegiano la pista mafiosa. Anche se nulla è escluso: “In un momento di grande difficoltà del sistema – fanno notare fonti di intelligence – le organizzazioni criminali vogliono far sentire la loro forza sul territorio. E’ la prima volta che viene colpita una scuola. E’ un segnale che loro, i criminali, ci sono ancora”. Le bombole erano parzialmente occultate da un vicino cartellone pubblicitario. Sul luogo dell’attentato sono al lavoro i tecnici della polizia scientifica e i vigili del fuoco. L’area vicino all’ingresso della scuola è piena di detriti, la zona è stata transennata per almeno 200 metri. Sul luogo dell’attentato è ben visibile la macchia nera sulla parete di recinzione dell’istituto. I detriti sono volati anche a decine di metri di distanza dal luogo dell’esplosione. Il fondo di una bombola di gas è volato a circa 50 metri di distanza sfiorando una Fiat Punto che stava transitando vicino alla scuola, mentre un pezzo di insegna di un esercizio commerciale è stato trovato a 250 metri di distanza. La gente che abita nelle vicinanze della scuola afferma di aver udito distintamente più botti in rapidissima successione. L’istituto si trova vicino al Tribunale. C’è mistero invece sul posizionamento del cassonetto sistemato ad una cinquantina di metri dalla scuola. 
Secondo i primi accertamenti gli ordigni, probabilmente collegati a un timer i cui frammenti sono sotto esame da parte dei detective, erano sul muretto esterno della scuola. Secondo indiscrezioni l’ora dell’innesco era fissato alle 7.55 anche se l’esplosione è avvenuta dieci minuti prima. In un primo momento si era pensato che fossero state posizionate all’interno di un cassonetto. Un particolare questo del posizionamento delle bombole, sul muretto appunto, che fa ritenere che gli ordigni avessero come obiettivo l’istituto stesso. Le esplosioni, innescate con un telecomando, sono avvenute al momento dell’ingresso delle studentesse. L’attentato, sottolineano fonti investigative, potrebbe rappresentare una sorta di “strategia della tensione” come quella attuata dalla mafia, tra il 27 e 28 luglio 1993, fuori il territorio siciliano: strage dei Georgofili a Firenze  con cinque morti; strage in via Palestro a Milano con cinque 5 morti e, infine, le bombe a Roma a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro. 
“Ci sono troppe coincidenze in questa vicenda… Mi auguro che siano solo tali, anche se in questo momento la nostra unica preoccupazione è quella dei ragazzi. Un attacco della criminalità organizzata senza precedenti” dice il sindaco della città pugliese Mimmo Consales. Nel territorio brindisino, in particolare quello di Mesagne, solo dieci giorni fa è stata portata a termine dalla polizia una imponente operazione contro i clan per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione consumata e tentata, porto e detenzione illegale di arma da sparo, danneggiamento aggravato e incendio aggravato. Tra le ipotesi infatti c’è anche il possibile collegamento a una serie di episodi avvenuti nella zona nei giorni scorsi. Innanzitutto, un attentato avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 maggio proprio a Mesagne ai danni del presidente della locale associazione antiracket, Fabio Marini. L’auto di Marini venne completamente distrutta da un ordigno e ora gli investigatori vogliono capire se ci sono similitudini tra quell’ordigno e le bombole di gas esplose davanti alla scuola. Qualche giorno dopo, la notte tra l’8 e il 9 di maggio, sempre a Mesagne, proprio l’operazione di polizia denominata “Die Hard” che ha portato all’arresto di sedici persone. L’operazione contro esponenti della Scu si è in parte anche basata sulle dichiarazioni di un pentito. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza stanno facendo perquisizioni nelle abitazione di noti pregiudicati della città e stanno controllando i loro alibi riguardo ai movimenti delle ultime ore. 
Nelle ultime settimane c’è stata una recrudescenza di fenomeni criminali con un attentato al presidente della commissione antiracket di Mesagne e l’allarme lanciato dalle istituzioni locali che ha anche portato a un incontro con il ministro dell’Interno. Lo scorso 8 maggio un gruppo di esponenti politici pugliesi, guidati da Alfredo Mantovano (Pdl) era stato ricevuto al Viminale dal ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, alla quale avevano segnalato l’allarme criminalità nel brindisino. La richiesta dell’incontro faceva seguito proprio alla bomba fatta esplodere nell’auto del presidente dell’Associazione antiracket di Mesagne (Brindisi) e ad una serie di altri episodi criminali.
C’è grande sgomento e paura tra gli abitanti della zona. Tutti fanno notare come ricorra in questi giorni il ventennale dell’attentato di Capaci al giudice Falcone e come oggi sia previsto nel brindisino il passaggio della Carovana antimafia. I genitori brindisini hanno portato via da tutte le scuole di ogni ordine i figli. “E’ stato fatto per uccidere: a quell’ora le ragazze entravano, proprio a quell’ora. Fosse accaduto alle 7,30 non ci sarebbe stata nessuna conseguenza – osserva Angelo Rampino, il preside dell’Istituto professionale -. E’ stato tutto di una violenza inaudita. Preparare un botto di questo tipo può essere stato preparato solo da chi ha le conoscenze per farlo”. Con gli occhi pieni di lacrime Rampino non ha dubbi: “Sta per arrivare l’anniversario della morte di Falcone. La scuola è posizionata nel centro di Brindisi, a poca distanza dal tribunale e si trova in viale Aldo Moro, angolo via Galanti: è tutta una coincidenza? A me non sembra. Segnali che abbiano potuto mettere in allarme nei giorni scorsi non ce ne sono stati, la nostra è una scuola tranquilla”.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, informato dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, del bilancio dell’esplosione, sta seguendo gli sviluppi delle indagini con apprensione e partecipe vicinanza ai familiari della vittima, ai feriti e all’intera collettività brindisina. Il ministro dell’Interno, che parla di “fatto anomalo”, sta seguendo personalmente la vicenda ed è in contatto diretto con il prefetto del capoluogo pugliese. Lunedi’ alle 15 il titolare del Viminale sarà in città per un vertice con le forze di sicurezza. Martedì la Cancellieri riferirà al Senato. A Brindisi è intanto in arrivo il vicecapo della polizia, Francesco Cirillo, con rappresentanti degli organismi investigativi centrali di polizia e carabinieri. Sul posto arriveranno anche gli investigatori dello Sco, il servizio centrale operativo della Polizia e quelli del Ros dei carabinieri. “E’ un attentato bestiale – dice Cirillo -. Mi ha inviato sul posto il ministro dell’Interno Cancellieri e il Capo della Polizia Manganelli, ai quali riferirò immediatamente: vogliamo fare subito chiarezza e verità. C’è grande dolore per la morte della ragazza e per i feriti dell’espolosione. Gli studenti sono la speranza, non si può morire così…”. Il procuratore nazionale anti mafia Piero Grasso, che era Milano per la firma di una convenziona tra l’Università Cattolica e l’Università di Palermo per un corso di alta formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati, è arrivato in tarda mattinata per una riuniuone con tutte le forze dell’ordine. Monti che si trova al G8 negli Stati Uniti, informato dell’accaduto, ha espresso il suo “dolore”.  Condanna durissima della Santa Sede: “E’ un fatto assolutamente orribile e vile, tanto più degno di esecrazione in quanto avvenuto nei pressi di una scuola”. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, invita “tutto il Paese a reagire con decisione alle tentazioni di violenza e alle provocazioni terroristiche”.
Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è in partenza per Brindisi. L’ex ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni, ha sollecitato “una risposta coesa nella lotta al terrore” dopo “l’atto ignobile. Lascia sconcertati e profondamente addolorati – ha detto Fioroni – il gravissimo attentato davanti l’Istituto professionale Morvillo-Falcone a Brindisi. Più studenti feriti, una morta e una in gravi condizioni. Colpire gli studenti e la scuola è un atto ignobile, vergognoso, contro il quale occorre una straordinaria risposta coesa nella lotta al terrore. Occorre una indignazione delle coscienze che parta dai nostri giovani e dalla scuola italiana, che nei momenti difficili hanno sempre rappresentato il cemento di unità del Paese, una risposta che richiami tutti al fatto che nel dramma della crisi economica c’è posto per la speranza e non ce ne è alcuno per la violenza e il terrore che verranno rapidamente repressi e fermati”. 
Una scuola nella periferia di Brindisi il Morvillo Falcone, dove “in trent’anni non si è mai verificato nulla di tanto terribile” dice uno dei collaboratori della scuola si trovava lì per sistemare le aule. “Ho sentito un potente scoppio ma c’erano pochi ragazzi perché non era ancora orario di lezione – ha raccontato -. La nostra è una scuola nella periferia della città, un istituto professionale molto tranquillo. Non credo ci possano essere collegamenti con la Carovana della legalità organizzata oggi in città: noi stiamo nell’estrema periferia. Un fatto davvero inspiegabile”. L’istituto aveva vinto il primo premio della prima edizione del concorso sulla legalità ricorda il portale studentesco Universinet.it che chiede con forza “una immediata reazione dello Stato contro la barbarie terroristica di stampo mafioso che ha colpito un istituto da sempre impegnato in prima linea per promuovere la cultura della legalità contro tutte le mafie”. Gli studenti chiedono che siano “finalmente attuate le idee e proposte di Giovanni Falcone, anche per dare un senso a morti di giovani studenti, caduti in una guerra troppo spesso tradita da chi l’avrebbe dovuta combattere con loro: potenziamento dei pool antimafia; sequestro immediato dei beni dei mafiosi; esclusione di proventi di attività criminali dalla scudo fiscale; carcere duro per tutti i boss e affiliati di mafia, camorra e ‘Ndrangheta”. Don Pietro, il parroco del paese da dove proveniva Melissa e paese considerato la culla della Scu parla di “Vile attentato. Purtroppo è una triste natalità quella della Sacra Corona Unita. Questo episodio ha colpito i giovani, la speranza, la voglia di vivere. Sono vicino alle vicino alle famiglie. Una città mortificata, abbiamo perduto l’intelletto. Bisogna gridare con tutto il cuore che siamo dalla parte di chi si adopera per la liberà e la legalità”.
La notizia dell’attentato ha fatto scatenare immediatamente la reazione della società civile e sono previste fiaccolate in diverse città. A Brindisi alle 18 in piazza Vittoria i cittadini si riuniranno in presidio. Come alle 18,30 in piazza del Pantheon a Roma. La notte dei musei prevista stasera è stata rinviataE’ fissata alle 17 in piazza San Fedele a Milano la manifestazione per far “sentire la propria voce, il proprio sdegno e la propria ferma condanna”. A organizzare l’appuntamento sono stati il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo, il presidente del comitato di esperti antimafia di Palazzo Marino Nando Dalla Chiesa e il presidente della commissione antimafia David Gentili. Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha espresso il cordoglio alla città pugliese e chiesto a tutta l’organizzazione dell’America’s Cup World Series, ai team, agli spettatori di osservare un minuto di silenzio prima delle regate programmate oggi in laguna. Palermo abbraccerà il suo palazzo di giustizia la sera del 22 maggio, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci, ricordando la tragedia pugliese. 
”La coscienza civile collettiva si ribella a questi attentati che vogliono colpire lo Stato e tutti i suoi cittadini – dicono insieme Cgil, Cisl, e Uil – dunque, si mobilitano invitando a realizzare fiaccolate o sit-in davanti a tutte le Prefetture italiane nella giornata di mercoledì 23 maggio, anniversario della morte di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e della scorta”. I sindacati “esprimono lo sdegno di tutti i lavoratori italiani per l’efferato attentato che ha colpito inermi alunne di una scuola di Brindisi. Spetta agli inquirenti accertare la matrice dell’atto criminale ma tutti gli elementi fanno propendere, sin da ora, per un attentato di natura mafiosa. Nell’esprimere vicinanza alle famiglie colpite, condannano duramente l’accaduto e si affidano alle forze investigative affinché autori e colpevoli del vile delitto siano prontamente assicurati alla giustizia”.