lunedì 23 ottobre 2017

"Fuori la Boschi dal Cdm su Bankitalia". Mdp riapre lo scontro con il Pd. Interrogazione contro "il conflitto d'interessi" di Maria Elena. - Pietro Salvatori.



Arturo Scotto: "Gravi perplessità sulla sua presenza nel Consiglio dei ministri del 27".


Il conflitto d'interessi di Maria Elena Boschi è la pietra tombale sul dialogo tra Mdp e Pd, fiorito e insieme appassito ieri nell'arco di poche ore. Nemmeno il tempo di aprire e richiudere i giornali, ed ecco che l'abboccamento è morto e sepolto. La mazzata finale arriva da Arturo Scotto, uno dei leader della pattuglia parlamentare bersaniana. E suona più o meno così: "Fuori la Boschi dal Consiglio dei ministri che proporrà il nuovo governatore della Banca d'Italia".
Durissima anche la motivazione: sulla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio grava la scure di un pesante conflitto d'interessi. Non è una "semplice" posizione politica. Scotto ha messo agli atti un'interrogazione parlamentare diretta a Paolo Gentiloni e a Pier Carlo Padoan. La richiesta formale che la porta della stanza di Palazzo Chigi che accoglie il plenum dei ministri rimanga chiusa per l'ex ministro delle Riforme.
Il collegamento è presto fatto. Boschi sr. è stato sanzionato per le vicende di Banca Etruria. Ha due multe sul groppone, una dalla Consob e una da Bankitalia. E il nuovo governatore, in teoria, potrebbe mutare decisioni che sembrano ormai consolidate.
Un passaggio che Scotto mette in questi termini: "L'interessamento da parte di un esponente di spicco dell'attuale Governo e titolare di un ruolo strategico per quanto concerne le decisioni in seno al Consiglio dei Ministri, come per l'appunto quella sulla nomina del Governatore della Banca d'Italia, suscita gravi perplessità, anche alla luce di quanto disposto dalla normativa che regola le operazioni per i soggetti in conflitto di interesse, considerato che il padre dell'On, Boschi, Pier Luigi Boschi - le cui attività in qualità di ex Vice Presidente di Banca Etruria sono state a lungo oggetto della vigilanza bancaria e finanziaria operata da Palazzo Koch - e comunque rientrante nella fattispecie giuridica "stretti familiari" di cui alla Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 della Banca d'Italia, che stabilisce precise disposizioni sui conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, come per l'appunto la Sottosegretaria Boschi".
Senza contare che, secondo le cronache dei giorni scorsi, la Boschi è stata anche la regista della mozione dei Democratici contro Ignazio Visco. Operazione della quale ha tenuto oscuro fino all'ultimo i colleghi ministri, perfino Gentiloni. Suscitandone le reazioni irritate.
Per questo Mdp chiede ufficialmente a Gentiloni e Padoan di "sospendere" la partecipazione della zarina del Giglio magico dal Cdm che il prossimo 27 ottobre dovrà valutare il nuovo inquilino di Palazzo Koch. La reazione è facilmente prevedibile. Appena sabato scorso, il presidente del Pd Matteo Orfini, a precisa domanda, rispondeva così: "Trovo questo argomento francamente ridicolo". Ma al di là dell'esito, l'interrogazione di Scotto segna un punto di cesura politico difficilmente ricucibile nel breve periodo. E lo fa mettendolo per iscritto, nero su bianco. Quasi fosse una dichiarazione di guerra. Formale.
IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERROGAZIONE
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'Economia e delle Finanze -
premesso che:
l'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, stabilisce che la nomina del governatore della Banca d'Italia è disposta con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia;
dal gennaio 2017, l'On, Maria Elena Boschi, ha assunto l'incarico di Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con funzioni di Segretario del Consiglio e delega in materia di attuazione del programma di Governo e pari opportunità;
alla Sottosegretaria Boschi, sono, altresì, delegate le funzioni di coordinamento in materia di valutazione e controllo strategico nelle amministrazioni dello Stato, come stabilisce il Dpcm di delega funzioni del 19 gennaio 2017;
in questi giorni, proprio in concomitanza dell'avvio dell'iter di rinnovo del governatore della Banca d'Italia, come è emerso su gran parte della stampa nazionale, la Sottosegretaria Boschi avrebbe avuto un ruolo determinante nella stesura di una mozione parlamentare che, nella parte degli impegni, ha come obiettivo proprio quello di orientare politicamente la scelta sul nuovo vertice dell'Istituto;
l'interessamento da parte di un esponente di spicco dell'attuale Governo e titolare di un ruolo strategico per quanto concerne le decisioni in seno al Consiglio dei Ministri, come per l'appunto quella sulla nomina del Governatore della Banca d'Italia, suscita gravi perplessità, anche alla luce di quanto disposto dalla normativa che regola le operazioni per i soggetti in conflitto di interesse, considerato che il padre dell'On, Boschi, Pier Luigi Boschi - le cui attività in qualità di ex Vice Presidente di Banca Etruria sono state a lungo oggetto della vigilanza bancaria e finanziaria operata da Palazzo Koch - e comunque rientrante nella fattispecie giuridica "stretti familiari" di cui alla Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 della Banca d'Italia, che stabilisce precise disposizioni sui conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, come per l'appunto la Sottosegretaria Boschi;
per sapere:
se, esclusivamente in merito alla procedura di nomina di cui all'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, non sia maturato in seno al Governo il convincimento di sospendere i poteri e le funzioni, di cui all'articolo 4 della legge 23 agosto 1988, n. 400, della Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche tenuto conto della disciplina generale sul conflitto d'interessi che regola l'attività dei membri del Governo in carica.
 http://www.huffingtonpost.it/2017/10/23/entry-slug-1508750526577_a_23252269/?utm_hp_ref=it-homepage

Grosseto, sequestrati 200 tesori dell'epoca romana.


Grosseto, sequestrati 200 tesori dell'epoca romana
Erma bifronte di Giano in marmo di epoca Imperiale (Foto Gdf)


La Guardia di Finanza di Grosseto, con l'operazione 'Juppiter', ha sequestrato oltre 200 reperti archeologici risalenti all'epoca romana di inestimabile valore.
Nell'ambito di un'attività di controllo economico-finanziario del territorio da parte dei finanzieri della tenenza di Orbetello è emersa la posizione di alcuni soggetti tra cui uno con una posizione fiscale dichiarata incongrua rispetto alle effettive disponibilità economico-patrimoniali accumulate nel tempo ed impiegate anche in beni archeologici. Dopo alcuni sopralluoghi che hanno confermato l'esistenza di reperti archeologici in bella vista nel giardino di una villa, è scattata l'operazione avviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto.
Così 50 finanzieri hanno perquisito 22 unità immobiliari nella disponibilità di 11 collezionisti indagati, in tre diverse regioni (Toscana, Sicilia e Lazio) sequestrando oltre 200 reperti archeologici di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Gli 11 collezionisti sono indagati per illecita detenzione ed impossessamento di beni appartenenti allo Stato ed in taluni casi anche per ricettazione.
I reperti archeologici di età imperiale, ascrivibili al VII secolo a.C, non dichiarati alla competente Soprintendenza, sono stati sequestrati in base ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica di Roma (pm titolare Tiziana Cugini) e dalla Procura della Repubblica di Grosseto (pm titolare Maria Navarro), che hanno diretto l’intera operazione.
Alle operazioni ha partecipato anche il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, che ha accertato l’autenticità dei beni rinvenuti.



































Usa, ok a rivoluzionaria terapia anticancro.

Usa, ok a rivoluzionaria terapia anticancro


Rivoluzionaria terapia anticancro approvata negli Usa. La Food and Drug Administration (Fda) ha infatti autorizzato Yescarta* (axicabtagene ciloleucel), una terapia genica a base di cellule degli stessi pazienti adulti con linfoma, che non hanno risposto o che hanno subìto una ricaduta dopo almeno altri due tipi di trattamento. Yescarta* è la seconda terapia genica approvata dalla Fda e la prima per alcuni tipi di linfoma non-Hodgkin, e ha la particolarità di 'trasformare' le cellule del malato in un farmaco. Secondo le stime del New York Times, 3.500 persone negli Stati Uniti potrebbero essere candidate alla nuova terapia (chiamata Cart-T, cioè linfociti T geneticamente modificati con recettori chimerici per l'antigene), che costa 373.000 dollari.
"Oggi si segna un'altra pietra miliare nello sviluppo di un nuovo paradigma scientifico per il trattamento di gravi malattie. Negli ultimi decenni la terapia genica si è trasformata da un concetto promettente a una soluzione pratica contro forme mortali e in gran parte incurabili di cancro", ha dichiarato il commissario Fda, Scott Gottlieb. "Questa approvazione dimostra i passi avanti continui in questa nuova area promettente della medicina, che siamo impegnati a sostenere e ad accelerare".
Ogni dose di Yescarta - spiega la Fda - è un trattamento personalizzato creato utilizzando il sistema immunitario del paziente, per aiutarlo a combattere il linfoma. Le cellule T del paziente, un tipo di globuli bianchi, vengono raccolte e modificate geneticamente per includere un nuovo gene che punta e uccide le cellule del linfoma. Una volta che le cellule sono modificate, vengono infuse nel paziente. La sicurezza e l'efficacia di Yescarta sono state stabilite in uno studio clinico multicentrico su oltre 100 adulti con linfoma a cellule B di tipo refrattario o recidivante. Il tasso di remissione completa dopo il trattamento con Yescarta è stato del 51%.
Il trattamento - avverte però la Fda - può causare effetti collaterali. Ad esempio, sintomi influenzali ma anche tossicità neurologiche, potenzialmente fatali o pericolose per la vita. Altri effetti indesiderati includono gravi infezioni, bassi livelli di cellule del sangue e indebolimento del sistema immunitario. Gli effetti indesiderati dal trattamento con Yescarta di solito si manifestano entro le prime due settimane, ma alcuni possono verificarsi anche in seguito.
Proprio per questo, la terapia è stata approvata con una strategia di valutazione e mitigazione dei rischi, che prevede alcuni elementi per garantirne l'uso sicuro: la Fda richiede che gli ospedali che utilizzano Yescarta abbiano uno speciale certificato (rilasciato dopo un training al personale e ai pazienti) e ha richiesto al produttore, Kite Pharma, di condurre uno studio osservazionale post-marketing su tutti i pazienti trattati.